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di Paolo Comi

Il Riformista, 12 aprile 2022

A Palazzo dei Marescialli le audizioni in vista della nomina dell’erede di De Raho. Il pm di Catanzaro in vantaggio sul procuratore di Napoli che sconta l’incarico politico ricoperto con l’ex ministro Orlando.

Dopo la Procura di Milano, è il turno della Procura nazionale antimafia. Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di imprimere una forte accelerazione anche sulla nomina del nuovo capo della Dna, posto lasciato libero lo scorso febbraio da Federico Cafiero De Raho, andato in pensione per raggiunti limiti di età. In pole ci sono il procuratore di Napoli Giovanni Melillo e quello di Catanzaro Nicola Gratteri.

Hanno fatto domanda, ma al momento con scarse possibilità, oltre all’attuale facente funzioni di via Giulia Giovanni Russo, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, quello di Messina Maurizio De Lucia, e quello di Lecce Leonardo Leone De Castris. La scorsa settimana tutti gli aspiranti sono stati sentititi dalla Commissione per gli incarichi direttivi del Csm presieduta dal togato Antonio D’Amato. Si è trattato di audizioni a porte chiuse a cui ha partecipato - il regolamento lo consente - anche Nino Di Matteo che non fa parte della

Commissione per gli incarichi direttivi ma che prima di essere eletto al Csm prestava servizio alla Procura nazionale antimafia e dove tornerà il prossimo settembre quando terminerà la consiliatura. Con Cafiero De Raho il magistrato siciliano aveva avuto un rapporto complicato al punto da essere “rimosso” a maggio del 2019 dal pool che si stava occupando delle indagini sui mandanti occulti delle stragi dei primi anni 90. Ufficialmente il motivo del trasferimento ad altro incarico all’interno della Dna era stato dovuto al fatto che il pm del processo Trattativa Stato-mafia aveva raccontato, durante la trasmissione di Andrea Purgatori su La7, alcuni dettagli, ritenuti da Cafiero De Raho di interesse investigativo e relativi a trascorse vicende giudiziarie. Riferendosi ad esempio alla strage di Capaci, Di Matteo aveva sottolineato con il giornalista il ritrovamento nei pressi del cratere della bomba di un guanto con tracce di dna femminile e di un foglietto con il numero di un funzionario dei servizi segreti. Il magistrato aveva poi ricordato che Pietro Rampulla, l’uomo che fornì il telecomando per la strage, era un estremista di destra e l’interesse di Giovanni Falcone per gli elenchi di Gladio.

Di Matteo sarebbe propenso a votare Gratteri. Per il procuratore di Catanzaro ci sarebbe anche l’altro pm antimafia Sebastiano Ardita. Melillo sconterebbe un ‘peccato originale’: quello di essere stato il capo di gabinetto dell’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando. Un incarico troppo ‘politico’ per poter ora aspirare a diventare il capo della Dna. Melillo, come si ricorderà, era stato nominato procuratore di Napoli a luglio del 2017. Per ironia della sorte aveva battuto, 14 voti a 9, proprio Federico Cafiero De Raho, fino a quel momento procuratore di Reggio Calabria. Come per la nomina di Marcello Viola a procuratore di Milano, sarà comunque determinate l’orientamento dei consiglieri laici. Salvo imprevisti, il voto è atteso dopo Pasqua.