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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 21 febbraio 2024

Negli anni precedenti si era registrato un calo costante negli Ipm, ma dal 15 settembre fino al 31 dicembre, ci sono stati 576 ingressi, con una media di 5,25 al giorno. Abbiamo un sistema di giustizia minorile invidiato in tutta Europa e forse nel mondo, ma rischia di diventare un lontano ricordo a causa del panpenalistmo del governo, in particolare il decreto Caivano. Questo decreto ha introdotto una serie di misure che stanno avendo e continueranno ad avere effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile, sia in termini di aumento del ricorso alla detenzione che di qualità dei percorsi di recupero per i giovani autori di reato. Questo emerge chiaramente dal settimo Rapporto dell’associazione Antigone intitolato “Prospettive minori”, sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minori.

Nell’arco degli ultimi trentacinque anni, il sistema italiano di giustizia penale minorile ha rappresentato un faro di speranza per i giovani coinvolti nel mondo del reato. Questo sistema, incentrato sul recupero e il reinserimento dei ragazzi e delle ragazze nella società, ha cercato instancabilmente di costruire un futuro lontano dalla criminalità per coloro che vi sono coinvolti. Tuttavia, oggi, questo futuro sembra offuscato. Il rapporto periodico dell’associazione Antigone, presentato da esperti del settore, mette in luce una realtà preoccupante. I dati, i numeri e le storie raccontano un’urgenza impellente: la necessità di difendere e preservare il sistema italiano di giustizia penale minorile.

Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e responsabile dell’osservatorio minori, insieme a Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, e Alessio Scandurra, coordinatore dell’osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, lanciano un appello per la salvaguardia di un sistema che ha dimostrato la sua validità nel corso degli anni.

Gli operatori della giustizia e delle carceri minorili svolgono un lavoro straordinario, ma si trovano ora ad affrontare sfide sempre più grandi a causa delle nuove norme che limitano i loro strumenti e le loro possibilità d’azione. Questo non solo compromette il recupero dei giovani, ma mina anche l’intero sistema di rieducazione e reinserimento sociale.

L’intervento di Antonio Sangermano, Capo Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, è cruciale in questo contesto. La voce di Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza dei garanti territoriali, porta una prospettiva importante: quella dei garanti che vigilano sul rispetto dei diritti dei minori coinvolti nel sistema giudiziario. La loro presenza e il loro impegno sono fondamentali per assicurare che i giovani vengano trattati con dignità e rispetto, in linea con i principi fondamentali della giustizia. Claudio Cottatellucci, Direttore della rivista MinoriGiustizia, offre un’analisi approfondita delle sfide attuali e delle tendenze emergenti nel campo della giustizia minorile. Infine, don Domenico Cambareri, cappellano dell’Istituto Penale per Minorenni di Bologna, porta la sua testimonianza diretta dall’interno delle istituzioni penali.

Passando ai dati emersi dal rapporto di Antigone, al 15 gennaio 2024, il numero totale dei giovani detenuti nei 17 Ipm italiani era di 496. Tra questi, solo il 2,6% erano donne, mentre il 51,2% erano stranieri. Quest’ultimo dato è particolarmente significativo, poiché indica che più della metà delle presenze negli Ipm sono rappresentate da giovani di nazionalità straniera. È importante notare che l’Istituto penale per minorenni Beccaria di Milano registra il maggior numero di presenze, con 69 ragazzi, mentre gli Ipm con meno presenze sono Quartucciu in Sardegna e Pontremoli in Toscana, quest’ultimo essendo l’unico interamente femminile d’Italia, con 8 ragazze.

Questa tendenza alla crescita delle presenze negli Ipm è una novità preoccupante. Negli anni precedenti, il sistema di giustizia minorile aveva gradualmente ridotto il ruolo degli Istituti penali per minorenni, con una diminuzione costante delle presenze. Tuttavia, negli ultimi due anni, si è assistito a un’inversione di tendenza repentino, che ha portato a un aumento significativo delle presenze. Un’analisi più approfondita rivela che quasi la metà delle presenze negli Ipm si concentra nelle regioni meridionali. Questo fenomeno evidenzia una disparità geografica nella detenzione minorile, con il meridione che rappresenta una percentuale significativa dei detenuti italiani. È anche interessante notare che, mentre la pandemia da Covid- 19 aveva causato una diminuzione temporanea delle presenze negli Ipm nel 2022, la crescita registrata nel 2023 ha superato addirittura i numeri medi registrati tra il 2016 e il 2018.

Come osserva Alessio Scandurra nel rapporto di Antigone, basti pensare che nel 2023, fino al 15 settembre, sono stati registrati 1.231 ingressi una media di 4,8 al giorno. Dal 15 settembre, giorno dell’entrata in vigore del decreto Caivano, fino al 31 dicembre, si sono registrati 576 ingressi in 108 giorni, con una media dunque di 5,25 ingressi al giorno. Risulta quindi evidente che la crescita delle presenze in Ipm non è un fenomeno transitorio, ed è stata ulteriormente rafforzata dalle misure recenti.

Il rapporto di Antigone segnala che la maggior parte degli ingressi negli Ipm avviene in misura cautelare, soprattutto per i giovani stranieri provenienti dai Centri di prima accoglienza. Tuttavia, un dato significativo è il panorama delle uscite dagli Istituti penali per minorenni durante l’esecuzione della pena che risulta più variegato. Solo il 31% esce dopo aver completato integralmente la sua condanna, confermando che la maggioranza dei detenuti non sconta la pena completa all’interno dell’Ipm.

Al contrario, la maggioranza delle uscite avviene per continuare a scontare la pena al di fuori del carcere, principalmente attraverso la detenzione domiciliare (38%) e l’affidamento in prova al servizio sociale (27%). Questi dati potrebbero suggerire un funzionamento soddisfacente del sistema di giustizia minorile, ma in realtà sollevano preoccupazioni. Nel 2022, ad esempio, solo il 25,5% delle persone uscite dagli Ipm aveva completato la pena, rispetto al 31% del 2023. Allo stesso modo, l’aumento delle persone in detenzione domiciliare e in affidamento indica una crescente frequenza di uscite premature dagli Ipm, mentre le alternative alla detenzione sono in fase di restrizione.

Inoltre, va menzionato il numero di ragazzi e ragazze trasferiti, per qualsiasi motivo, dagli Ipm agli istituti di pena per adulti. Nel 2022, 95 persone sono state trasferite, di cui il 58,9% italiani e il 41,1% stranieri. Nel 2023, il numero è salito a 122, con una percentuale di italiani pari al 63,9% e di stranieri al 36,1%.

Questo incremento preoccupante indica un fallimento nel garantire ai giovani fino ai 25 anni le stesse opportunità e risorse disponibili nel sistema di giustizia minorile, che sono notoriamente carenti nel sistema carcerario per adulti. Tuttavia, l’attuale governo considera questa situazione una misura utile per la sicurezza degli istituti penali per minorenni, come indicato dal decreto Caivano. Un fallimento - come sottolinea Alessio Scandurra nel rapporto - che l’attuale governo considera invece una misura utile “in materia di sicurezza degli istituti penali per minorenni”.