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di Dafne Roat

Corriere del Trentino, 17 marzo 2024

Il decreto Caivano “solleva significativi dubbi di costituzionalità nella misura in cui prevede una risposta di tipo sanzionatorio piuttosto che di tipo educativo”. Lo scrive il gip Giovanni Gallo, del Tribunale dei minori di Trento, presieduto da Giuseppe Spadaro, in un’articolata ordinanza con la quale ha interpellato la Corte Costituzionale. Secondo il magistrato, che doveva decidere sul caso di un minorenne accusato di aver minacciato il papà con un coltello da cucina durante un’accesa discussione, ha sospeso il giudizio in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale.

Nel documento il giudice solleva dubbi in particolare sull’articolo 27 bis del decreto in quanto “cela una meccanica trattamentale fortemente improntata sul paradigma punitivo - scrive - anziché assicurare un approccio trattamentale fondato su dinamiche educative e riabilitative”. Il ragionamento del giudice, se sarà condiviso dalla Consulta, rischia di scardinare l’impianto del decreto che era stato pensato dal governo come risposta ad alcuni gravi eventi di cronaca.

Nel caso specifico la difesa del minore aveva chiesto al pm la proroga del termine per il deposito del programma rieducativo per ottenere maggiori informazioni sulla sua situazione e creare un percorso adatto. In concreto voleva capire il motivo che aveva spinto il ragazzo a minacciare il papà, ma il pm aveva respinto l’istanza in quanto non è prevista dalla norma. Una situazione che pone seri dubbi di costituzionalità. Il gip definisce la norma “irragionevole” perché “di fronte a un reato non occasionale prevede una procedura che non permette un adeguato approfondimento informativo e un’effettiva presa in carico del minore e dei suoi bisogni educativi”.

È d’accordo l’avvocato Andrea de Bertolini e consigliere provinciale (Pd) che definisce “criminale la scelta politica posta alla base del dl Caivano. Un decreto il cui vero limite sta nell’aver enfatizzato per i minori che hanno commesso reati risposte penali nella sostanza più punitive e repressive, piuttosto che rieducative”, commenta. E gli effetti sono già evidenti. “Mai come negli ultimi mesi - sottolinea de Bertolini - il numero di detenuti minori è stato così alto nel nostro Paese. Ora, la sicurezza sociale è indubbiamente tra i primi obiettivi cui la politica deve dare risposte ed è altrettanto vero che la frequenza di fenomeni criminali minorili sta aumentando in modo preoccupante, ma nel sistema penale il carcere è ritenuto l’estrema ratio. È prioritaria la risposta educativa e curativa”.