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di Giuliano Foschini

La Repubblica, 10 marzo 2023

Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri accosta il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina alla morte come conseguenza di altro reato. Da 20 a 30 anni di carcere se si causa la morte di più persone. Da 15 a 24 se muore un solo migrante, e da 10 a 20 se in un naufragio ci sono feriti. Il Governo adotta la linea Piantedosi per legge: lo fa introducendo un nuovo reato che, nei fatti, accosta il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina alla morte come conseguenza di altro reato. “Perché - spiegano dal ministero della Giustizia, dove la norma è stata pensata d’intesa con il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano - chi mette quei disperati su un barcone sa già che potrebbe farli morire”.

La nuova norma inasprisce pesantemente le pene, pur sapendo che a oggi i trafficanti che vengono arrestati sono quasi sempre disperati che si mischiano ai migranti e quasi mai i veri capi delle organizzazioni che trafficano in esseri umani. E nello stesso tempo allarga i confini di intervento. “La novità c’è in quella che possiamo chiamare ‘terra di nessuno’ - ha spiegato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio - E cioè: se in acque che non sono sotto la competenza di nessuno avviene un naufragio colposo con la conseguenza non voluta di morte o lesioni, si afferma la giurisdizione penale italiana nei casi in cui l’imbarcazione sia diretta verso il nostro territorio”. Vuol dire che la norma vale anche in acque internazionali basandosi sul principio della giurisdizione universale e questo, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe servire a risolvere a monte eventuali problemi di assistenza giudiziaria.

Non sembra cambiare molto, invece, sulla cooperazione. Che ad ora resta il problema principale. Si parla di “accordi bilaterali” con i paesi di partenza ma oggi alcune inchieste delicatissime condotte dalla procura distrettuale di Catanzaro proprio su alcuni trafficanti turchi che lavorano sulla rotta su cui è avvenuta la strage di Cutro, sono bloccate perché la Turchia non ha offerto collaborazione: le rogatorie inviate dal procuratore Nicola Gratteri sono rimaste lettera morta.

Nel decreto compaiono anche norme sulla semplificazione delle procedure di espulsione, per il potenziamento dei centri di permanenza finalizzati al rimpatrio, per intervenire nei casi di gestione opaca dei centri per migranti (“La legge anti Soumahoro”, è stata definita). Arriva una stretta sulla “protezione speciale”, con il ritorno dei criteri stringenti fissati dai decreti Salvini nel 2018 e poi ammorbiditi da Lamorgese nel 2020: “Era stata allargata a dismisura - spiega Giorgia Meloni - vogliamo abolirla e sostituirla con una misura di buonsenso che corrisponda alla normativa Ue di riferimento”.