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di Lucio Musolino

Il Fatto Quotidiano, 15 marzo 2024

Considerato che i libri sono stati acquistati all’interno dell’istituto ove è ristretto Giuseppe Graviano, il provvedimento impugnato non ha spiegato (se non in modo apodittico) le concrete e specifiche ragioni per le quali, dall’utilizzo di essi, deriverebbe un concreto pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Sono le motivazioni con cui a dicembre la Cassazione ha annullato l’ordinanza con cui il Tribunale di Reggio Calabria a luglio aveva bloccato tre libri sulla mafia acquistati dal boss di Brancaccio per il tramite dell’impresa interna al carcere di Terni dove è detenuto al 41bis.

Si tratta, in particolare, di volumi che facevano parte della collana “Storia della criminalità organizzata” pubblicata nel 2023 in allegato alla Gazzetta dello Sport. Accogliendo il ricorso dell’avvocato Vincenzo Dascola, secondo cui il blocco dei libri sarebbe avvenuto “in palese violazione di legge”, la Suprema Corte ha ribadito che “la norma non deve imporre limitazioni che appaiano inutili rispetto allo scopo del regime detentivo speciale”.