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di Paolo Pandolfini

Il Riformista, 14 luglio 2023

Dopo otto mesi la riforma di Nordio è nella palude degli emendamenti. “Siamo disponibili a collaborare”. È questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato ieri dai vertici dell’Associazione nazionale magistrati a Giorgia Meloni. Con due distinte interviste, la prima sulla Stampa e la seconda sul Corriere, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ed il segretario nazionale Salvatore Casciaro, hanno voluto tendere la mano alla premier, dichiarandosi pronti per discutere un programma condiviso di riforme in materia di giustizia.

Il ghiaccio era stato rotto il giorno prima proprio da Meloni che, nella conferenza stampa al termine del vertice Nato di Vilnius, aveva affermato che “non c’è alcuno scontro tra governo e magistratura”, sottolineando poi di essere rimasta sorpresa che l’Anm avesse interpretato in modo “apocalittico” il suo programma di governo in tema di giustizia. “Nessun intento punitivo, ma solo più efficienza alla magistratura per garantirne la terzietà”, aveva aggiunto, ricordando di essere solo “limitata a prendere atto di quelle che sono anomalie”.

Meloni aveva trovato il tempo per dare una ‘stoccata’ ad Ignazio La Russa che aveva commentato quanto accaduto al figlio Apache: “Comprendo bene da madre - ha dichiarato Meloni - la sofferenza del presidente del Senato, anche se non sarei intervenuta nella vicenda”. “Colgo nelle parole della premier spunti incoraggianti di dialogo”, ha quindi commentato ieri il giudice di Cassazione Santalucia, esponente del raggruppamento progressista della magistratura.

“Apprezzo che dica di non volere uno scontro con la magistratura e di voler fare le riforme non contro di noi ma con il nostro contribuito”, ha aggiunto Santalucia, evidenziando da parte della premier il “riconoscimento della legittimazione dell’Anm a intervenire nel dibattito pubblico come interlocutore qualificato. Cosa che era stata negata”. Come si ricorderà, nelle scorse settimane, era stato il ministro Carlo Nordio ad affermare che il suo interlocutore ‘unico’ in materia di giustizia era il Consiglio superiore della magistratura e non l’Anm.

“Continuamente chiediamo riforme per velocizzare i processi”, è stato, invece, il commento di Casciaro, sostituto procuratore generale in Cassazione ed esponente di Magistratura indipendente, il gruppo conservatore delle toghe. Gli animi si erano surriscaldati dopo che erano stati diffusi dei comunicati ‘anonimi’, attribuiti ad imprecisate fonti di Palazzo Chigi e via Arenula, molti duri nei confronti delle ultime iniziative prese dalla magistratura contro esponenti della maggioranza.

“Le ferite restano profonde perché con una nota anonima si è accusata la magistratura di collusione sovversiva con una fazione politica”, ha allora voluto rimarcare Santalucia. Rasserenati gli animi, la ‘road map’ del Ministero in tema di riforme della giustizia è totalmente differente da quella dell’Anm.

Di fatto, non c’è alcun punto in comune fra l’agenda di Nordio e quella del sindacato delle toghe. È questo, certamente, non aiuta. L’elenco degli elementi di contrasto è lunghissimo. Ad esempio, partendo proprio dal recente caso del sottosegretario Andrea Delmastro, con l’imputazione coatta da parte del gip, dopo la richiesta di archiviazione del pm. Nordio vuole abolirla, l’Anm no. Toglierla significherebbe “abolire l’azione penale obbligatoria che è presidio di legalità e uguaglianza”, dicono però le toghe.

Nordio vuole abolire l’abuso d’ufficio? L’Anm è convinta che il reato vada mantenuto e che nella sua ultima formulazione, quella del 2020, i problemi interpretativi siano stati tutti risolti. Il procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato, sul punto, ha affermato che con l’interpretazione giurisprudenziale anche le residue ‘criticità’ saranno tutte presto risolte.

Nordio vuole riaprire i tribunali che erano stati chiusi durante il governo Monti? Per l’Anm sono già troppi quelli attuali e molti andrebbero, anzi, accorpati. E poi le intercettazioni telefoniche: nessun abuso, come dice sempre Nordio, la legge in vigore voluta dal suo predecessore Andrea Orlando ha messo ordine e non c’è bisogno di altri interventi, fanno sapere dall’Anm.

Lo stesso dicasi per il traffico d’influenze, reato che Nordio vuole modificare in senso restrittivo anche se i magistrati affermano che potrebbero esserci problemi con l’Europa se passasse tale orientamento. Il dato di fondo, comunque, è che a distanza di otto mesi dall’insediamento del governo, il Guardasigilli non ha ancora inciso in maniera significativa in un settore quanto mai delicato come quello della giustizia. Adesso, dopo il via libera del Consiglio dei ministri al dl di riforma Nordio, bollinato dal Mef, il testo, dieci articoli, sarà incardinato al Senato. I tempi della discussione, affermano tutti i commentatori, si preannunciano lunghi. Sfumata l’approvazione entro l’estate, se ne riparlerà - forse - in autunno. Sono già pronti, a tal riguardo, numerosi emendamenti sia dalla maggioranza che dall’opposizione che potrebbero anche stravolgere in radice l’impianto voluto da Nordio. Non resta che attendere gli eventi.