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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 20 ottobre 2023

Intervista a Giuseppe Paccione, esperto di diritto internazionale. Wesam Ahmad, opinionista di Al Jazeera, in merito al conflitto tra Israele e Hamas ha paragonato il diritto internazionale ad uno strumento per imporre la volontà dell’Occidente. Una forzatura che rischia di alimentare le contrapposizioni e di far avvitare la discussione su quanto sta accadendo in Medio Oriente, senza alcuna via d’uscita. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Paccione, esperto di diritto internazionale e professore a contratto di Operazioni di pace e intervento umanitario nell’Unicusano.

Professor Paccione, cosa pensa delle affermazioni di Ahmad?

Non condivido l’opinione di Wesam Ahmad, secondo il quale “dietro il diritto internazionale c’è la volontà dell’Occidente” e che, pertanto, è considerato solo una mera maschera. Ricordo che ciascuna societas possiede una gamma di regole che servono per disciplinare le relazioni fra individui che ne fanno parte. Persino Aristotele, nella sua opera sulla Politica, volle decifrare che l’uomo è per indole destinato a vivere nella comunità umana, costituita per il raggiungimento di un qualche bene. Non è da meno San Tommaso D’Aquino che nella sua famosa opera Summa Theologiae asserisce che il “diritto non è altro che un ordinamento di ragione mirato al bene comune”. In ultimo, come non ricordare che ubi societas, ibi ius, nel senso che il diritto prima di essere norma è un’organizzazione. Ergo, il diritto internazionale non solo può essere considerato il diritto comune dell’intera famiglia umana, ma anche l’ordinamento giuridico della società internazionale caratterizzato da norme giuridiche che sono meccanismi utili per regolare la convivenza della comunità internazionale con la responsabile autorità di governo di ogni Stato.

L’opinionista di Al Jazeera si sofferma su un altro fronte che sta incendiando il mondo, quello ucraino. Paragonare la situazione in Ucraina alla crisi israelo-palestinese è appropriato?

Per quanto riguarda il paragone fatto da Wesam sul fatto che il diritto internazionale sia stato utilizzato a favore dell’Ucraina e non anche sulla crisi mediorientale, non sono affatto d’accordo. Nella crisi russo-ucraina la Russia è passata dalla minaccia ad aggredire, manu militari, l’Ucraina, violando il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite, che obbliga gli Stati ad astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato. Su questo punto l’intera comunità internazionale, compresa la Cina, che ha ottimi rapporti con la Russia, ha spesso invitato Putin al rispetto del diritto internazionale. Nel caso della crisi in Medio Oriente, Israele non sta combattendo contro il popolo palestinese, ma contro Hamas, movimento islamico di resistenza, considerato dalla comunità internazionale un attore non statale di matrice terroristica. Il braccio di ferro è tra Hamas e Israele. La popolazione palestinese, succube purtroppo di questo gruppo terroristico, non c’entra nulla. Circa l’occupazione di Israele va precisato che è vero che la Striscia di Gaza, parte integrante del territorio palestinese, è sotto occupazione, ma va pure detto che dal 2005 l’esercito israeliano si è ritirato.

Il rischio in questo momento è che il diritto internazionale venga strattonato da una parte e dall’altra per criticare aspramente qualcuno o, peggio, rivolgere delle accuse?

Temo di sì. Quando qualcuno considera il diritto internazionale a favore dell’uno e a danno dell’altro, la reputo una cosa davvero inaccettabile. Il diritto internazionale ha considerato l’azione deplorevole di Hamas come atto illegittimo contro Israele. È stato rotto il blocco terrestre della Striscia di Gaza, sono stati massacrati civili inermi, c’è stato il lancio indiscriminato di razzi verso il territorio israeliano, sono stati presi degli ostaggi. Tutte azioni vietate dal diritto internazionale, cioè dal I Protocollo addizionale delle quattro Convenzioni di Ginevra. Queste violazioni danno luogo alla responsabilità di Hamas. I suoi componenti sono responsabili per crimini di guerra e contro l’umanità. Quindi, il diritto internazionale non ammette o legittima quanto è stato compiuto da questa organizzazione di matrice terroristica avverso i cittadini dello Stato d’Israele.

In questo contesto non vanno escluse neppure responsabilità della parte israeliana?

Il diritto internazionale non fa sconti a Israele che ha violato le norme del diritto d’umanità, quando, dopo l’aggressione violenta di Hamas, decideva l’assedio completo della Striscia di Gaza mediante la politica di bloccare l’entrata di derrate alimentari, cioè portare alla fame dei civili, come metodo di guerra che viene inibito, guarda caso, proprio dal famoso diritto internazionale umanitario. È infatti vietato attaccare beni indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile, come cibo e acqua. Nello Statuto della Corte penale internazionale viene fatto rientrare nella sfera dei crimini di guerra anche affamare intenzionalmente, come metodo bellico, i civili, privandoli dei beni indispensabili alla loro sopravvivenza, compreso il fatto di impedire volontariamente l’invio dei soccorsi previsti dalle Convenzioni di Ginevra. Vi è poi un altro aspetto a mio avviso rilevante.

A cosa si riferisce?

Israele non può sottoporre l’intero popolo della Striscia di Gaza alla punizione collettiva per un atto commesso solo dal gruppo terroristico di Hamas, come viene sancito nei Regolamenti dell’Aja del 1907 e della IV Convenzione di Ginevra del 1949. Ciò vale anche per le perdite di vite umane e per le strutture civili colpite dai massicci bombardamenti delle autorità israeliane. Tel Aviv deve attenersi ai criteri di precauzione, distinzione e proporzionalità in ogni operazione di tipo militare nella Striscia di Gaza, la cui violazione può portare ad accollarsi la responsabilità individuale per crimini di guerra. Si può infine riscontrare che il diritto internazionale non è lo strumento con due pesi e due misure, ma costituisce la garanzia per evitare che future generazioni finiscano nel flagello di un nuovo conflitto mondiale