sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Davide Madeddu

Il Sole 24 Ore, 1 gennaio 2024

Il report dell’associazione Antigone traccia un bilancio sullo stato dei penitenziari in Italia nel 2023, alla luce di un’indagine condotta nei 76 complessi detentivi. Un altro anno nero per le carceri italiane con sovraffollamento, strutture datate e suicidi. A descrivere questo quadro è il report dell’associazione Antigone che traccia un bilancio sullo stato dei penitenziari in Italia nel 2023, alla luce di un’indagine condotta nei 76 complessi detentivi dove sono state effettuate, negli ultimi 12 mesi, oltre 100 visite.

Cresce il numero dei detenuti - “A fronte di 51.272 posti ufficialmente disponibili, al 30 novembre, i detenuti erano 60.116: 2.549 le donne, il 4,2% dei presenti 18.868 gli stranieri, il 31,4% dei presenti - si legge nel report -. Un dato allarmante perché nell’ultimo trimestre (da settembre a novembre) i detenuti sono aumentati di 1.688 unità. Nel trimestre precedente di 1.198. In quello ancora prima di 911. Nel corso del 2022 raramente si è registrata una crescita superiore alle 400 unità a trimestre”. A leggere lo studio viene fuori che, “se la popolazione detenuta dovesse continuare a crescere con il ritmo attuale tra un anno saremo oltre le 67.000 presenze”.

Dalla Puglia alla Lombardia - Le regioni con il più alto tasso di affollamento (che in media è del 117,2%) sono la Puglia con il 153,7% (4.475 detenuti in 2.912 posti), la Lombardia al 142% (8.733 detenuti in 6.152 posti) e il Veneto al 133,6% (2.602 detenuti in 1.947 posti). Poi i casi delle singole carceri: “La situazione in molti istituti è gravissima - sottolinea ancora il rapporto. A Brescia Canton Monbello l’affollamento è ormai al 200%, a Foggia al 190%, a Como al 186% e a Taranto al 180%. Numeri che rispecchiano condizioni invivibili ma che nei prossimi mesi sono destinate a peggiorare”.

Tema carcere nell’agenda politica - Una situazione in cui gli spazi non aumentano ma, alla luce degli ingressi in crescita, si riducono. “Lanciamo oggi l’allarme sul sistema penitenziario italiano, prima che si arrivi a condizioni di detenzione inumane e degradanti generalizzate - dice Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione che da anni si occupa dei diritti e garanzie del sistema penale -. La politica ponga il tema del carcere al centro della propria agenda e accetti di discuterlo senza preconcetti ideologici o visioni di parte”.

Strutture datate - A destare preoccupazione, prosegue il report “è anche lo stato fatiscente di molti istituti”. “Considerando sempre le 76 schede elaborate, il 31,4 % delle carceri visitate è stato costruito prima del 1950. La maggior parte di questi addirittura prima del 1900. Nel 10,5% degli istituti visitati non tutte le celle erano riscaldate. Nel 60,5% c’erano celle dove non era garantita l’acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno. Nel 53,9% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia. Nel 34,2% degli istituti visitati non ci sono spazi per lavorazioni. Nel 25% non c’è una palestra, o non è funzionante. Nel 22,4% non c’è un campo sportivo, o non è funzionante”.

Autolesionismo e suicidi - C’è poi l’aspetto legato ai suicidi e a quelli che vengono chiamati gli “eventi critici”. I dati elaborati dall’associazione, sino al 29 dicembre, parlano di 68 persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre. “Gli istituti in cui si sono registrati più suicidi sono Torino, Terni, Regina Coeli a Roma e San Vittore a Milano. In ognuno di questi istituti quest’anno si sono uccise 4 persone. 3 suicidi si sono registrati a Verona, Venezia, Taranto, Santa Maria Capua Vetere, Pescara e Milano Opera. Nel 85,3% dei casi il suicidio è avvenuto per impiccamento, nel 5,9% per asfissia con bombola da gas, nel 4,4% per sciopero fame”. L’età media di quanti si sono tolti la vita “era 40 anni e tra costoro 15 non avevano più di 30 anni”. Non è tutto. “Nel frattempo nel corso del 2023, negli istituti visitati da Antigone - si legge ancora nel rapporto -, si sono registrati in media ogni 100 detenuti 16,3 atti di autolesionismo, 2,3 tentati suicidi, 2,3 aggressioni ai danni del personale e 4,6 aggressioni ai danni di altre persone detenute”.

L’invito alla collaborazione - Dai rappresentanti dell’associazione, che non risparmiano critiche sul fatto che “le politiche governative dell’ultimo anno non hanno di certo aiutato le politiche penitenziarie” arriva anche un appello e una mano tesa verso il Governo. “Ci auguriamo quindi che il 2024 riapra una grande discussione nel paese sul carcere e sulle finalità della pena. Che si capisca che abbiamo bisogno di più misure alternative, di prendere in carico le persone, soprattutto quelle con dipendenza o disagio psichico, all’esterno, evitando che il carcere diventi un luogo di raccolta di marginalità e emarginazione. Antigone è a disposizione insieme al suo bagaglio di conoscenze e competenze maturate in quasi 40 anni di attività, monitoraggio e studio dei sistemi penitenziari e penali”.