di Francesco Rosano
Corriere della Sera, 12 agosto 2024
Lorenzo Biagi dopo che l’ex Br è tornato in libertà: “Provo rabbia, avrei preferito che scontasse la pena fino in fondo. Le leggi italiane sono queste. “Neanche di fronte a un caso grave, come un omicidio di stampo terroristico legato alla Brigate rosse, si è riusciti a far scontare una pena fino in fondo. Ne prendo atto, ma provo tanta rabbia e amarezza”. La notizia della liberazione di Simone Boccaccini, uscito dal carcere in anticipo grazie a uno sconto di pena e alla buona condotta, è un fulmine nel cielo dell’estate di Lorenzo Biagi, il figlio minore del giuslavorista Marco Biagi, ucciso nel marzo 2002 sotto la sua abitazione nel centro di Bologna da un commando delle nuove Br. “Questa ingiustizia si aggiunge alla prima e più grave subita da mio padre: negargli la scorta, ciò che ha fatto sì che venisse ucciso”.
Simone Boccaccini, l’unico brigatista del commando che uccise sue padre a non dovere scontare un ergastolo, da venerdì 9 agosto è un uomo libero. Cosa significa questa notizia per lei e per la sua famiglia?
“Mi fa tanta rabbia, perché è un po’ come se con questo sconto di pena mio padre venisse ucciso per la seconda volta. Dentro di me c’è solo rabbia e amarezza, è questa l’unica cosa che mi viene da dire”.
È deluso dallo Stato italiano?
“Non posso dire di essere deluso, esistono delle leggi e credo siano state seguite, Boccaccini era l’unico a non avere ricevuto l’ergastolo. O meglio, in prima istanza sì, ma successivamente la sua posizione era stata rivista. Avrei preferito che quantomeno scontasse quella pena fino in fondo, anche considerando il fatto che ancora prima che per l’omicidio di mio padre era stato condannato per quello di Massimo D’Antona (5 anni e 8 mesi per associazione sovversiva, ndr.)”
Crede che vadano strette le maglie delle leggi sulla detenzione dei terroristi?
“Non sono io a dover dire se si debbano o meno rivedere le leggi, ma già il fatto che non sia stato condannato come gli altri all’ergastolo mi sembra una cosa molto rivedibile. Che poi ora sia un uomo libero dopo un’ulteriore riduzione della pena, come ho già detto, è una cosa che mi fa rabbia ma ne prendo atto perché le leggi italiane sono queste”.
Se lo incontrasse per strada cosa gli direbbe?
“Assolutamente nulla, farei finta di niente e spero che non avvenga mai. Farei lo stesso se dovessero arrivare riduzioni di pena per gli altri brigatisti: è vero che sono stati condannati all’ergastolo, ma non si sa mai... Non ho mai voluto e non vorrò mai incontrare nessuno di loro, punto e basta. Hanno commesso crimini molto gravi o odiosi, la mia indifferenza nei loro confronti è totale”.
Non vorrebbe nemmeno dirgli in faccia quello che pensa di loro?
“A parte Cinzia Banelli, che adesso ha una nuova vita, nessuno si è mai pentito. Non vedo il motivo per cui io debba avere un qualche confronto con loro, ma anche se si fossero pentiti non lo vorrei avere a prescindere”.
Il suo impegno per ricordare suo padre nelle scuole e con la pagina “Mio babbo Marco Biagi” va avanti?
“Certo, continuerà per sempre e non smetterà mai di andare avanti. Sia attraverso la pagina Facebook che tra gli studenti, sono il modo migliore di tenere vivo il ricordo e spiegare ai ragazzi più giovani, che ancora non sono all’università o devono affacciarsi sul mondo del lavoro, chi era mio padre e cosa gli è successo, per tenere vivo il suo ricordo e lanciare esempi positivi di vita da seguire”.