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di Ilaria Quattrone

fanpage.it, 16 febbraio 2023

Daniel Radosavljevic è stato trovato impiccato in una cella del carcere di Grasse in Francia. Né la madre né il resto della famiglia credono che possa essersi tolto la vita: “Vogliamo giustizia per Daniel, vogliamo sapere come è morto, chi sono i responsabili e anche se ci vorranno degli anni, non ci fermeremo”.

“C’è stata tanta solidarietà e le mie colleghe mi hanno donato qualche giorno delle loro ferie per farmi stare a casa. Io non riesco ancora a credere alla morte di mio figlio, era pieno di vita”: è quanto ha raccontato Branka Milenkovic al quotidiano Il Giorno parlando di quanto accaduto al figlio ventenne Daniel Radosavljevic, trovato impiccato in una cella del carcere di Grasse, in Francia.

“In questi giorni non siamo mai rimasti soli. Gli amici di Daniel ci sono stati vicini”, afferma la donna. Il corpo del giovane è stato rivenuto lo scorso 18 gennaio. Il ventenne si trovava nell’istituto penitenziario francese dall’8 ottobre 2022. Da quel 18 gennaio, Branka non si dà pace. Vuole risposte. Né lei né il resto della famiglia credono che Daniel possa essersi tolto la vita.

Il mistero dei biglietti - Ci sarebbero poi alcuni biglietti scritti a mano dal ragazzo, nei quali - come descritto da Il Giorno - emergerebbe la paura di morire e quella per gli altri detenuti che lo avrebbero considerato “un infame”. Nella giornata di oggi, mercoledì 15 febbraio, si è svolto il funerale nella chiesa San Vittore. In serata ci sarà anche una fiaccolata organizzata dalla sorella Iris nella frazione di Lucernate.

“La mia verità la so già, Daniel non si è tolto la vita. E vogliamo giustizia per Daniel, vogliamo sapere come è morto, chi sono i responsabili e anche se ci vorranno degli anni, non ci fermeremo”, ha ribadito la madre che ha precisato di aver visto segni sul corpo del figlio che non sarebbero riconducibili a “un’impiccagione”.

L’esposto presentato in tribunale a Roma - Inoltre, quando sarebbe andata a ritirare gli effetti personali del figlio in carcere, avrebbe chiesto di avere un libro che il ragazzo stava scrivendo: “e allora a quel punto ci hanno dato altre due scatole dove c’era il quaderno con i suoi scritti, ma con molte pagine strappate. Chi ha strappato quei fogli? Cosa c’era scritto?”. Inoltre il ragazzo, proprio il giorno in cui è stato trovato il suo corpo, avrebbe avuto un appuntamento con un giudice perché stava scadendo la sua misura di custodia cautelare: “Perché togliersi la vita proprio quel giorno?”.

“In quel carcere qualcuno lo ha ucciso e non ha avuto nessuna pietà e nessun cuore per lui”: la famiglia è rappresentata dall’avvocata Francesca Rupalti che ha presentato un esposto al tribunale di Roma. La legale chiede di aprire un’indagine sul carcere di Grasse. Sono anche attesi gli esiti dell’autopsia che è stata effettuata lo scorso 8 febbraio.