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di Francesca Galici

Il Giornale, 10 gennaio 2024

Non tutti i detenuti sono fumatori ma le regole penitenziarie permettono a chiunque di fumare in cella, penalizzando chi non è dedito a questa attività. “Servono carceri per non fumatori”. Un detenuto che sconta la sua pena in un qualunque penitenziario italiano, durante la sua permanenza in carcere, non ha a disposizione grandi possibilità di svago. D’altronde, se si trova recluso, è perché ha commesso un reagito e non può godere dei privilegi che derivano dalla libertà. Le sigarette rappresentano una delle poche attività consentite nelle celle delle carceri ma qualcosa potrebbe prossimamente cambiare. Infatti, nei penitenziari non ci sono solamente detenuti dediti al fumo ma chi non ha questa abitudine non ha possibilità di uscire per cambiare aria, è costretto a subire il fumo passivo se il suo compagno, o i suoi compagni, di cella sono fumatori.

La discussione in merito è nata grazie al problema sollevato da Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale, partendo dalla storia di un suo cliente che si è ammalato in carcere, probabilmente proprio a causa del fumo passivo. “Un mio assistito, condannato a 15 anni di carcere e recluso in un penitenziario del Nord Italia, infatti, ha riscontrato una patologia tumorale ai polmoni, pur non essendo mai stato un fumatore. Questo perché negli istituti italiani non ci sono diritti o, se ci sono, esistono solo sulla carta”, accusa Tirelli. Ricordando che quello alla salute è un diritto costituzionalmente riconosciuto e tutelato, sottolinea come questo principio non sembra valere all’interno delle carceri: “Mentre in tutti i luoghi istituzionali e pubblici vige il divieto, con tanto di sanzioni per chi non lo rispetta, nei penitenziari vale la regola opposta”.

Al momento non esistono sistemi di separazione tra detenuti fumatori e non, non esistono nemmeno aree fumo, che non possono essere create in un ambiente come quello penitenziario, quindi, contrariamente a quanto accade fuori, viene concesso di fumare in cella. “Lo Stato, in questa circostanza, ha un atteggiamento ipocrita: impone ai produttori di scrivere sui pacchetti ‘nuoce gravemente alla salute’ ma obbliga le centinaia di detenuti non fumatori ad avvelenarsi in spazi angusti, come le celle di reclusione, larghe appena qualche metro”, prosegue Tirelli, che annuncia la nascita di una piattaforma creata dalle Camere penali del diritto europeo e internazionale “per consentire ai detenuti di far valere i propri diritti e tutelare la propria salute semplicemente sottoscrivendo un modulo che rappresenterà la base di partenza di una futura class action”. La piattaforma sarà gratuita.