sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Liana Milella

La Repubblica, 8 gennaio 2024

Parte in commissione al Senato la votazione del ddl Nordio che elimina il reato nonostante l’appello di magistrati e Antimafia. Se il Guardasigilli Carlo Nordio perde la scommessa sull’abuso d’ufficio, rischia di perdere anche il posto di ministro della Giustizia. Ma se l’Italia cancella l’abuso d’ufficio si mette contro la Ue. Che invece ne caldeggia come obbligatoria la presenza nei codici penali di tutti i partner. Come per il traffico di influenze, l’altro reato che Nordio vuole restringere.

Il presidente Sergio Mattarella, con una garbata moral suasion consegnata a voce alla premier Giorgia Meloni, lo ha fatto presente quando il 20 luglio ha firmato il ddl Nordio che contiene il colpo di spugna sull’abuso. Ma Nordio è andato avanti, e al commissario europeo per la Giustizia Didier Reynders, che gli faceva notare le gravi anomalie, ha replicato che “il nostro codice è pieno di reati per punire la corruzione”. Un Guardasigilli incurante del richiamo del procuratore nazionale Antimafia Gianni Melillo che il 27 giugno, davanti alla commissione Antimafia, aveva già pronunciato un verdetto inappellabile: “Cancellare l’abuso d’ufficio mette l’Italia in contrasto con l’Europa”. E ancora, a sottolineare il ruolo strategico dell’articolo 323 del codice penale: “Quel reato ha trovato applicazione in contesti investigativi su complessi interessi mafiosi”.

Ma Nordio è rimasto sordo a qualsiasi richiamo. Anche a quello di un giurista come Gian Luigi Gatta che, cifre alla mano, ha spiegato come la soppressione comporterebbe “la cancellazione di 3.623 condanne definitive negli ultimi 25 anni”. Nordio è andato avanti. Tant’è che da domani, in Senato, sarà la commissione Giustizia ad affrontare e votare il suo unico ddl da quando è ministro che cancella l’abuso d’ufficio, il reato più odiato dai sindaci, compresi quelli del Pd.

Sopprimerlo è diventato il vessillo di Nordio, l’insistente leit motiv di ogni suo intervento, e pure un’altra occasione per allargare la maggioranza a Iv e Azione come già per il bavaglio ai giornalisti. Sono anni che Nordio chiede di cancellarlo. Già da quando - nel 2017 - proprio Enrico Costa, allora ministro per gli Affari regionali del governo Gentiloni, gli affidò una commissione sul destino del reato che si concluse con un solo verdetto: “Erase”.

Piazzato nel codice penale firmato da Benito Mussolini e dall’allora ministro Alfredo Rocco, il reato è cambiato già 5 volte da quando è nata la Repubblica, l’ultima nel luglio 2020 quando a ritagliarlo per fu il governo Conte. Trovando pure il verdetto favorevole della Consulta perché “l’aver ristretto la sua sfera applicativa non nasce solo dalle necessità di contrastare la burocrazia difensiva e i suoi guasti derivanti dalla dilatazione dell’applicazione giurisprudenziale dell’incriminazione”.

Ma a Nordio e Costa non è bastato. Proprio Costa all’inizio della legislatura presenta la sua proposta di legge per eliminarlo. Seguito a ruota da FI. FdI con Andrea Delmastro è contraria. La Lega attendista. Ma alla fine accettano tutti la soppressione. Alla Camera magistrati e giuristi sono contrari. Intanto Nordio annuncia la sua “riforma epocale” di un reato “evanescente”, che ha creato “la paura della firma”. E poi: “Il processo per abuso d’ufficio è uno dei più inutili, lunghi, costosi che esista. Ha provocato la paralisi dell’amministrazione ritorcendosi contro il cittadino, che è la vittima finale”. Intanto arriva l’altolà della Ue, che la Camera boccia, l’Italia non terrà conto di quella direttiva. Sembra che l’abuso possa “morire” a Montecitorio, ma ecco l’altolà di Nordio che ferma tutto e lo infila nel suo ddl. Che impiegherà due mesi per arrivare al Senato e finirà bloccato dalla manovra. E siamo a oggi, quando sarà la commissione presieduta da Giulia Bongiorno a votare. La responsabile Giustizia della Lega era contraria all’abolizione tout court, per il rischio che poi i pm potessero contestare reati più gravi. Ma alla fine ha seguito Nordio che gli ha dato il via libera sulle intercettazioni.