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di Liana Milella

La Repubblica, 15 aprile 2023

Costa lancia l’intergruppo parlamentare alla Camera: punterà a “tutelare e attuare i principi costituzionali alla base dello stato di diritto”. Divorziano Azione e Italia viva, ma il principio del “garantismo” per la giustizia e per i processi - da sempre vessillo degli avvocati - unisce il “calendiano” Enrico Costa e il renziano Roberto Giachetti. Costa lancia anche in questa legislatura l’intergruppo parlamentare alla Camera sul garantismo e tra i primi dodici promotori c’è anche Giachetti. Ma non solo. Ecco due deputati del Pd, Luciano D’Alfonso e Marco Lacarra, abruzzese il primo, pugliese il secondo, “figli” di una storia politica nelle due rispettive Regioni (D’Alfonso è stato sindaco di Pescara, presidente della Provincia e poi della Regione, mentre Lacarra, avvocato civilista, è stato consigliere comunale a Bari e poi regionale).

Ma il fronte dei “garantisti” - che faranno da sponda alle preannunciate riforme del Guardasigilli Carlo Nordio - vede schierati anche Forza Italia con il vice presidente della Camera Giorgio Mulè e con il vice presidente della commissione Giustizia Pietro Pittalis. Nonché due deputati meloniani, Dario Iaia e Ylenia Lucaselli. C’è anche Simonetta Matone, ex magistrato adesso in quota Lega a Montecitorio. Immancabili Maurizio Lupi di Noi con l’Italia e il radicale Riccardo Magi di +Europa. Ma anche Filiberto Zaratti di Avs.

Il “manifesto” dei garantisti - che a quanto assicura Costa “in queste ore sta già raccogliendo molte adesioni trasversali di numerosi parlamentari” - rivela subito le sue intenzioni politiche sulla giustizia. Sarà “una zona franca”, secondo la definizione di Costa, ma i suoi obiettivi saranno quelli di espandere il più possibile nella legislazione futura “il diritto di difesa, la presunzione di non colpevolezza, il giusto processo, la concezione di diritto penale come extrema ratio”, che lo stesso Costa considera “pilastri essenziali e irrinunciabili della nostra democrazia”.

L’intergruppo punterà a “tutelare e attuare i principi costituzionali alla base dello stato di diritto”. Ovviamente visti con la lente del garantismo e della più esasperata presunzione d’innocenza. Della serie meglio un ladro libero piuttosto che un innocente in galera. E quindi stretta sulla custodia cautelare, sulle intercettazioni, sulla pubblicità stessa dei provvedimenti dei magistrati, e per le toghe bocche cucite. Come dimostra la polemica di Costa contro l’intervista rilasciata dal procuratore di Bergamo Antonio Chiappani a Repubblica sull’inchiesta Covid su cui è partito, dopo l’interrogazione di Costa al Guardasigilli Nordio, anche un primo accertamento degli ispettori di via Arenula in vista di una sua possibile incriminazione disciplinare. Perché il garantismo significa anche questo, i magistrati devono stare zitti.