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di Laura Eduati

La Stampa, 15 aprile 2024

I figli degli stranieri di fede musulmana desiderano partecipare all’evento religioso più significativo dell’Islam. Se il ministro Giuseppe Valditara lo scorso 10 aprile fosse venuto in visita nella mia classe di stranieri avrebbe trovato l’aula pressoché vuota. La maggioranza dei ragazzi musulmani, infatti, è rimasta a casa per la festa di fine Ramadan e il risultato è che la mia è stata una non-lezione visto che mancavano quasi tutti.

Ho recuperato due giorni dopo, quando finalmente la classe è tornata al completo. Scendo nei dettagli didattici perché questa è la scuola italiana dove gli studenti, lo ripetono tutte le linee guida ministeriali, sono al centro della comunità di pratica. Se mancano gli studenti, banalmente smette di esistere la scuola. Tuttavia non è soltanto questo il nervo vivo toccato dagli insegnanti di Pioltello, che in nome di un dato di fatto evidente hanno ritenuto di chiudere per un giorno le aule. A Pioltello, infatti, è andata in scena la enorme complessità del vivere scolastico contemporaneo. I figli degli stranieri di fede musulmana desiderano partecipare all’evento religioso più significativo dell’Islam, eppure ciò non significa che queste famiglie non diano importanza alla scuola. Lo può testimoniare uno dei miei studenti più capaci, un ragazzo maliano di quindici anni: il 10 aprile è venuto a scuola, ma controvoglia. Gli piace studiare, vorrebbe diventare professore di matematica. È attento e disciplinato. Eppure mi ha confidato, con il broncio: “Io, oggi, non dovevo venire”. Ha passato la lezione in fondo all’aula con le cuffiette alle orecchie.

Eccola, la complessità. La stessa che viene citata come proemio alle Indicazioni nazionali del ministero, e cioè il documento più importante della scuola italiana: “Lo studente è posto al centro dell’offerta educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno realizzare i loro programmi educativi e didattici non per individui astratti, ma per individui che vivono qui e ora”. Cosa avrebbe detto il ministro Valditara al mio studente qui-e-ora, improvvisamente ribelle? Edgar Morin, il filosofo e pedagogista che ha ispirato quelle indicazioni nazionali sullo spirito della scuola italiana, incoraggia la “unitas multiplex”, ossia il tenere insieme le varietà a volte disarmoniche. A Pioltello è stata trovata una soluzione a questa sfida della complessità, scegliendo la strada che lo stesso ministero delinea, quella di guardare alla realtà senza ricorrere alle regole astratte. Ora Valditara procede in direzione ostinata e contraria rispetto ai precetti della scuola che guida. In classe, in fondo, non ci deve entrare.