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di Giacomo Puletti

Il Dubbio, 23 luglio 2023

Parla Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei primi cittadini dem: “Una vittoria per chi lo chiedeva da anni”. Il sindaco di Pesaro e coordinatore dei primi cittadini dem, Matteo Ricci, sull’abuso d’ufficio spiega che “ora il Parlamento dovrà colmare le contraddizioni e i vuoti normativi che si apriranno” ma la sua abrogazione nel ddl Nordio “è un passo avanti, una vittoria per chi lo chiedeva da anni”. E vede la morte di Silvio Berlusconi come la fine di un’era. “Ora la destra deve smettere di attaccare la magistratura - dice - e nella sinistra si deve aprire un ragionamento per un approccio maggiormente garantista perché in questi anni siamo stati giustizialisti con i nostri e garantisti con gli altri”.

Sindaco Ricci, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il ddl Nordio sulla giustizia, che contiene anche l’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Pensa che arriverà “sano e salvo” al termine dell’iter parlamentare?

Da dieci anni i sindaci chiedono una riforma radicale dell’abuso d’ufficio, ed evidenziano a ogni governo l’assurdità di questo reato, che nel 97 per cento dei casi si chiude con archiviazione o assoluzione. Per gli amministratori l’abolizione è una vittoria, ora il Parlamento dovrà colmare le contraddizioni e i vuoti normativi che si apriranno, ma intanto è un passo avanti, una vittoria per chi lo chiedeva da anni.

Lei parla dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio come di una vittoria dei sindaci, ma in molti nel suo partito non sembrano essere d’accordo, compresa la segretaria Schlein: c’è margine perché il partito si intensti senza pregiudizi la battaglia garantista?

Sicuramente la morte di Berlusconi ha chiuso un’era. Ora, da una parte la destra deve smettere di attaccare la magistratura perché il nostro sistema è basato su un equilibrio di potere e se c’è conflitto tra esecutivo e giudiziario la nostra democrazia si indebolisce. Dall’altra la sinistra si deve aprire un ragionamento per un approccio maggiormente garantista. In questi anni siamo stati giustizialisti con i nostri e garantisti con gli altri.

Il Pd nelle ultime settimane si è spaccato su diverse questioni, dal voto Asap al Parlamento europeo fino all’emendamento Magi sulla surrogata, preferendo l’uscita dall’Aula. Crede che sul ddl Nordio ci siano gli stessi rischi di spaccatura nel partito?

Il Pd è un partito plurale e su alcuni temi bisogna lavorarci molto per arrivare a posizioni condivise. Sui temi della giustizia e della semplificazione nella pubblica amministrazione ci sono da anni differenze dentro il Pd tra una parte del gruppo parlamentare e gli amministratori. Serve una discussione generale sulla linea da tenere. Io credo che dobbiamo essere una forza davvero garantista.

Uno dei problemi potrebbe arrivare dal diritto comunitario, visto anche il parere approvato in commissione da governo e terzo polo contro la direttiva anticorruzione Ue, la quale prevede anche norme sull’abuso d’ufficio. Come dovrebbe muoversi il Pd?

Sicuramente la direttiva europea è un problema da affrontare. Credo che il Pd dovrebbe almeno proporre una riforma davvero radicale del reato d’abuso di ufficio, ottenendo lo stesso risultato ma correggendo ciò che si può.

C’è molta polemica anche sulle parole legate al concorso esterno dette dal ministro Nordio, accusato di essere “troppo poco politico” e in sostanza di fare spesso il passo più lungo della gamba. Condivide?

Aver messo nella discussione il concorso esterno rispetto alla mafia è stato sicuramente un errore, perché ha aperto una discussione su un tema sul quale tutta la politica deve essere unita e non si deve dividere di fronte alla lotta alla mafia ed è quantomai indispensabile tenere sempre la guardia alta. In generale spesso le dichiarazioni di Nordio danno l’idea di una destra che vuole ribaltare il gioco e prendersi le proprie rivincite, dopo anni in cui è stata sotto schiaffo della magistratura. È un atteggiamento pericolosissimo e la Meloni deve avere la forza di mettere in un cassetto questo aspetto, perché crea un danno al paese e alla sua tenuta democratica.