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di Antonella Rampino

Il Dubbio, 28 luglio 2023

“Politica e toghe collaborino”, dice Mattarella, perché “soltanto al Parlamento è riservato questo compito dalla Costituzione”. Della necessità di spronare la UE “al fine di agire per contrastare più rapidamente ed efficacemente la crisi climatica” si era già occupato anche il giorno prima, vergando una nota congiunta con l’omologo greco, la presidente Katerina Sakellaropoulou. E Sergio Mattarella, nella consueta “cerimonia del Ventaglio”, l’incontro annuale con i giornalisti che scrivono di politica, è tornato sull’argomento.

In un discorso dai toni fermi in cui, ricordando il valore della libera informazione, valutando l’iter dei fondi Recovery, o appunto esprimendo preoccupazione per l’Italia devastata dalle alte temperature, ha lanciato messaggi chiari. Il negazionismo climatico, per esempio, è “inammissibile”. Sul fronte dell’informazione “I giornalisti devono essere al riparo da ogni forma di intimidazione”, e non è lecito vagheggiare “organismi terzi che certifichino la liceità delle informazioni”: c’è l’articolo 21 della Costituzione. “Un insuccesso del PNRR non sarebbe una sconfitta del governo, ma dell’Italia”, perché così verrebbe preso a livello internazionale e perché così sarebbe nella realtà. E dunque “occorre mettersi alla stanga”, citazione degasperiana che suggerisce un presidenziale sguardo non proprio ottimistico su come stan procedendo le cose.

Ma il peggio - per così dire - è venuto in materia di giustizia, e di rapporti tra poteri dello Stato. “Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o, peggio, in conflitto con la magistratura”. Il cui “ruolo nel giudicare va rispettato, perché soltanto alla magistratura questo compito è riservato dalla Costituzione”. E quindi “si collocano fuori dalla Costituzione e non possono essere praticate” le svariate iniziative di commissioni d’inchiesta parlamentare, dal Covid al caso Orlandi, e c’è pure chi ne vagheggia su Via d’Amelio o Tangentopoli. Così come “non sono le Camere a poter verificare se le leggi siano conformi alla Costituzione perché questo è compito esclusivo della Corte costituzionale”.

Certo, è necessario che “la magistratura sia consapevole di esser chiamata -in piena autonomia e indipendenza- a operare e giudicare secondo le norme di legge”. Anche “interpretandole”, come ovvio: ma le leggi le fa il Parlamento perché “soltanto al Parlamento è riservato questo compito dalla Costituzione”.

Insomma “i ruoli non vanno confusi, anche a tutela dell’ambito di cui si è titolari”, e non è nemmeno la prima volta che Mattarella lo dice. Stavolta, scende in dettaglio. Non bisogna “pretendere di fare abusivamente la parte degli altri: gli organismi rispettino i confini delle proprie competenza, e ciascun potere dello Stato rispetti gli altri”. Parole chiare, in un Paese in cui pezzi di governo vagheggiano di contrastare sentenze della Cassazione via decreto legge, o di scatenano campagne mediatiche e politiche quando la magistratura ritiene di inquisire o prendere provvedimenti verso esponenti dell’esecutivo. E in cui non son pochi i politici che invocano le più svariate commissioni d’inchiesta, magari soltanto perché non avevano gradito gli esiti di questo o quel processo.