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di Pino Corrias

vanityfair.it, 18 settembre 2024

Il coniglio miracoloso della propaganda di governo ci offre un riparo da tutte le paure sociali: 13 nuovi reati, tutti sollecitati dalla cronaca. Anziché agire sulle tensioni sociali, carcere anche per studenti e ambientalisti che protestano in sit-in pacifici. Sorvegliare, punire, vantarsene. Il nuovo decreto sicurezza approvato tra gli applausi della maggioranza di governo è il cilindro del mago: estrae il coniglio miracoloso della propaganda securitaria che offre un riparo da tutte le paure sociali, o almeno lo promette. Lo fa scoprendo nuovi reati, tredici a essere precisi, tutti sollecitati dalla cronaca, dopo la mezza dozzina di nuovi reati inventati nel primo anno di governo, a partire da quello ormai celebre che proibisce e punisce il delitto di rave party.

La giustizia è intasata, i processi vanno in prescrizione, le carceri scoppiano? Intanto ci portiamo avanti con i muscoli del “panpenalismo”, che vuol dire moltiplicare reati e pene, anziché agire sulle tensioni sociali o illudersi di prevenire, educare, dissuadere. Gli studenti e gli ambientalisti protestano? Galera per tutti i sit-in pacifici se intralciano una strada, una stazione, un cantiere. Guai ai detenuti che fanno scioperi o resistenza passiva nelle carceri. Guai agli immigrati rinchiusi nei Cpr, se protestano per non rimanere rinchiusi fino a diciotto mesi, senza processo.

Pene maggiori per l’omicidio nautico e quello stradale, già ampiamente previsti dai codici, ma siccome fanno notizia, specialmente d’estate, meglio aggiungere una serratura in più che fa scena e fa curriculum. Lo stesso vale per le donne in gravidanza, le terribili borseggiatrici rom della metropolitana che da anni allarmano i giustizieri da talk show, non importa nemmeno che abbiano figli minori di un anno. Sono dieci, sono trenta in tutta Italia? Troppe, l’opinione pubblica le detesta, vanno punite. E galera, galera, galera per i coltivatori di cannabis light, pericolosa quanto il basilico, per i genitori che non mandano i figli a scuola, per i “ladri di case”, nemici sociali da quando la famigerata Ilaria Salis è stata eletta al Parlamento europeo. Pene maggiori per furti, scippi rapine. Per chi spaccia e chi consuma droghe, anche leggere. Per chi guida senza patente o parlando al cellulare. Per l’accattonaggio e pure per il racket, con una ostinazione tale a sottintendere che prima fossero reati non punibili.

Il messaggio è: via tutte le blande pene amministrative. Basta con le chiacchiere dei sociologi, dei giustificazionisti che rendono fiacca e permissiva la Nazione. “Tuteliamo l’Italia normale”, detta Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, che all’Italia normale è iscritto con beneficio d’inventario, visto che è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Protestano le opposizioni, ma la maggioranza non se ne cura. Meno che mai il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che all’inizio della sua parabola faceva fede di garantismo, prometteva meno reati e meno pene per tutti, pulizia dei codici, poco carcere, tanta giustizia riparativa. Peccato che tutta l’indulgenza l’abbia usata per smacchiare i colletti bianchi dei politici, abolire l’abuso di ufficio, avvallare 15 condoni fiscali. E ora prendere le difese di Giovanni Toti e Matteo Salvini, vittime delle toghe rosse, a prescindere.