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di Alessandra Ziniti

La Repubblica, 10 aprile 2024

Confini blindati e identificazioni anche per i bambini sopra i sei anni. La firma dopo dieci anni. Per l’Italia nessun aiuto sulla redistribuzione dei migranti, il trattato di Dublino resta in piedi. Minato il diritto di asilo e rischio abusi. Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen lo definiscono una svolta nella gestione dei flussi migratori, una strategia comune europea, una (sulla carta) condivisione di responsabilità che però non solleverà per nulla l’Italia o gli altri Paesi di approdo dagli oneri della gestione della prima e seconda accoglienza. Perché la redistribuzione negli altri Paesi europei resta assolutamente volontaria e la solidarietà obbligatoria può concretizzarsi in un semplice aiuto economico. Il trattato di Dublino, la vera iattura per l’Italia, resta lì dov’è. Anzi la responsabilità del Paese di primo ingresso sale a 20 mesi.

La difesa dei confini - La filosofia del nuovo Patto asilo e migrazione che Bruxelles approverà oggi dopo un faticosissimo iter durato quasi dieci anni è quella della difesa dei confini che, a medio termine, porterà a nuovi muri, ad identificazioni e rilevamenti biometrici anche per i bambini sopra i sei anni, e che aggredirà in modo considerevole il diritto d’asilo, allargando a dismisura l’applicazione delle procedure accelerate di frontiera a decine di migliaia di persone provenienti da Paesi sicuri, le cui posizioni saranno vagliate sommariamente e rapidamente in poche settimane. Con l’inevitabile crescita di centri di detenzione alle frontiere, modello Albania, per intenderci. Anche se proprio ieri la commissione europea ha precisato che l’accordo Italia-Albania non rientra affatto nel Patto asilo e migrazione.

Il meccanismo di solidarietà obbligatoria - Di obbligatorio in realtà c’è solo la condivisione degli oneri per la gestione dei migranti che arrivano, ma non la loro redistribuzione, unica svolta che avrebbe alleggerito il sistema di accoglienza italiano. Solo i Paesi che vorranno (e quando vorranno) accoglieranno persone sbarcate nei Paesi costieri, gli altri dovranno intervenire con un sostegno economico o provvedere agli ipotetici rimpatri. Viene istituita una sorta di pool di solidarietà che ogni anno deciderà quali sono i Paesi sotto pressione migratoria (nel 2024 ad esempio la Spagna ha quasi il 50% di arrivi in più rispetto all’Italia) e dovrà provvedere ad una soglia minima di 30.000 ricollocamenti. Chi non è disponibile ad accogliere dovrà versare 20.000 euro per ogni mancato ricollocamento.

La valutazione della “crisi” migratoria - Ogni Paese che riterrà di essere in sofferenza nella gestione dei flussi potrà dichiararsi in stato di crisi migratoria e chiedere l’avvio del meccanismo di solidarietà. Il Patto non stabilisce criteri rigidi e univoci per valutare la “crisi”, verrà valutata anche la possibile strumentalizzazione da parte di Paesi terzi che dovessero utilizzare i flussi a scopo offensivo (una ipotesi questa da cui dopo tanto discutere sono stati esclusi i soccorsi delle Ong). Il Paese che si vedrà riconosciuto lo stato di crisi potrà applicare le procedure accelerate di frontiera a chi arriva da Paesi sicuri e analizzare con meno garanzie le richieste di asilo.

Le procedure accelerate di frontiera - È lo strumento con cui l’Europa intende alzare i muri ai cosiddetti migranti economici. Coloro che arrivano da Paesi considerati sicuri, con una percentuale di riconoscimenti dell’asilo inferiore al 20%, potranno essere detenuti in centri di accoglienza modello Albania alle frontiere dove attenderanno in stato di detenzione amministrativa l’esame delle richieste di asilo. Procedure che - secondo le associazioni e i giuristi - ledono di fatto il diritto d’asilo.

Impronte e dati biometrici anche per i bambini sopra i sei anni - È una delle novità che più preoccupa. All’arrivo le procedure di identificazione, che siano impronte, rilevazione di dati biometrici e foto del viso, saranno applicate anche ai bambini di età superiore ai sei anni. Dati che verranno immessi nell’Eurodac, il database comunitario che registra tutti i dati dei richiedenti asilo. Non solo, per effettuare queste procedure le autorità potranno anche detenere i richiedenti asilo in attesa di screening. Procedure che, secondo il network European digital rights, porterà ad “un aumento potenziale degli abusi: i dati raccolti saranno utilizzati per controllare i movimenti e giustificare espulsioni rapide e ciò solleva preoccupazioni per l’aumento dei periodi di detenzione dei migranti e delle violenze di cui potrebbero diventare vittime”.