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di Liana Milella

La Repubblica, 20 ottobre 2023

E sulla prescrizione: “Non si torni indietro”. Dura conferenza stampa al Senato dei dem: “La Cartabia sta funzionando e ha ridotto del 30% i tempi dei processi in Appello”. A tutto campo il Pd al Senato contro il governo sulla giustizia. I meloniani? Non sono “garantisti”, vedi caso Apostolico. Non sanno fare le riforme, tolgono l’improcedibilità di Cartabia quando sta riducendo i tempi dei processi in Appello e rispetta le previsioni del Pnrr. Non sono capaci di scegliere un Garante dei detenuti, come dice Alfredo Bazoli, all’altezza di quello uscente, Mauro Palma, “il Garante dei garanti”. Mentre il Guardasigilli - accusa la responsabile Giustizia dei Dem Debora Serracchiani - “non sappiamo neppure dov’è, visto che tutto quello che sta avvenendo sulla giustizia è l’esatto opposto di quello che lui ha sempre detto proprio sulla giustizia”. Le riforme meloniane? Per usare le parole della vice presidente del Senato Anna Rossomando siamo “all’archeologia giudiziaria”. Mentre Walter Verini, sul caso Cospito, parla di un atteggiamento “farisaico” di Nordio, visto che avrebbe potuto sospendere quel 41bis già a gennaio.

No del Pd a cambiare l’improcedibilità di Cartabia - Potrebbe apparire una contraddizione, ma non lo è. I Dem non vogliono cancellare l’improcedibilità dell’ex Guardasigilli Marta Cartabia - il processo in Appello può durare solo due anni, altrimenti “muore” - perché i dati dimostrano che sta funzionando alla grande. E non vogliono tornare a quella che assomiglia solo alla legge dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando che la varò nel 2017, ma in realtà è la proposta dell’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi, che la ipotizzò quando era presidente della commissione istituita da Cartabia per preparare gli emendamenti alla riforma penale. I Dem citano e mostrano una tabella dello stesso ministero che rivela - come Repubblica ha già raccontato - che c’è un netto miglioramento sui tempi dei processi rispetto alla tagliola del Pnrr che imponeva una riduzione del 25% nel penale e del 40% nel civile per poter incassare 2,3 miliardi di euro per la sola giustizia.

Rispetto alla proposta della maggioranza sulla prescrizione, firmata dal forzista Pietro Pittalis con i deputati di Lega e FdI, su cui è d’accordo anche il relatore di Azione Enrico Costa, ecco il giudizio di Serracchiani: “Perché cambiare se l’improcedibilità di Cartabia sta funzionando come rivelano i dati? Questa maggioranza ha le idee confuse, e poi propone un testo che non è quello di Orlando, ma dell’ex presidente della Consulta Lattanzi”. E ancora: “È una questione di metodo”. Come dice il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera Federico Gianassi “la destra ha già dimostrato una mentalità antiscientifica sui vaccini, e ora fa lo stesso sulla giustizia, i dati sull’improcedibilità non contano niente per loro, vogliono solo piantare bandierine ideologiche”. Ma è dirimente il giudizio di Bazoli: “Le riforme stanno producendo risultati eccezionali e clamorosi e la riduzione dei tempi avviene nel primo semestre 2023”. Insomma, non c’è nessuna necessità di tornare indietro.

Il Garante lottizzato mentre le carceri scoppiano - Sul tavolo c’è la contestata scelta del nuovo vertice del Garante delle persone private della libertà. Via Palma, di cui scadono i sette anni, arrivano il meloniano Felice Maurizio D’Ettore, l’avvocata proposta dalla Lega Irma Conti e il civilista Mario Serio indicato da M5S. In commissione la maggioranza nega le audizioni. “Non avevamo chiesto posti, ma personalità che fossero all’altezza” dice Serracchiani. “Nessuna delle tre indicate è esperta di diritti umani” secondo Bazoli. Tant’è. Il governo va avanti.

Ma è proprio sulle carceri che il Pd lancia un ulteriore allarme alla luce dei nuovi reati decisi dal governo. “Siamo molto, molto preoccupati - dice Bazoli - perché stiamo esaminando il decreto Caivano e il Garante uscente Palma ci ha fornito un dato inquietante in quanto, proprio con il ripristino della detenzione per i reati di lieve entità legati agli stupefacenti, che era stata soppressa nel 2013, i detenuti sono destinati ad aumentare del 20%. Abbiamo chiesto i dati, ma non li hanno. Fanno una riforma come questa senza sapere che impatto avrà”. Bazzoli spiega che con la soppressione del reato nel 2013 l’ingresso in carcere era diminuito di 8mila persone all’anno. Quindi l’impatto oggi, con il nuovo reato, “potrebbe essere di migliaia di detenuti”.

Rossomando, gli interventi “contraddittori” di Nordio - Da Anna Rossomando ecco un’altra pesante critica al Guardasigilli e al governo sulla giustizia. “Nordio si definisce liberale e garantista ma è alla bancarotta e al fallimento, perché i suoi sono interventi contraddittori, come per il decreto Caivano che chiede più carcere per tutti, anche per i minorenni”. La vice presidente del Senato ricorda che nell’unico ddl Nordio in lettura al Senato, c’è il collegio di tre giudici che dovranno pronunciarsi su una richiesta di arresto “che neppure si sa quando sarà applicato perché non ci sono né magistrati, né risorse disponibili”. Il giudizio politico? Si tratta di “interventi spot, senza un titolo, ma con l’unico obiettivo di riaccendere il conflitto tra politica e giustizia, all’insegna del populismo penale a buon mercato”.