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di Roberto Cota

Il Riformista, 1 aprile 2023

La Cassazione francese ha definitivamente negato l’estradizione per dieci ex terroristi tra i quali Giorgio Pietrostefani e le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli. La decisione è arrivata nonostante la posizione favorevole all’estradizione assunta dal presidente Macron. Le motivazioni della Corte di Cassazione non sono note ma, trattandosi di ultima istanza, richiameranno quelle della sentenza della Corte di Appello di Parigi che l’anno scorso aveva appunto negato la consegna degli ex terroristi.

In quella sede si era sostenuto: a) La violazione dell’art. 6 Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo con riferimento al fatto che gli imputati erano stati processati in contumacia; b) Il notevole tempo trascorso rispetto ai fatti a fronte della lunga inerzia dello Stato italiano e del consolidarsi di una vita familiare in Francia da parte degli imputati. Da un punto di vista di giustizia sostanziale, sono assolutamente comprensibili le reazioni sdegnate delle famiglie delle vittime.

Non stiamo parlando di reati fiscali o di vicende controverse, ma di omicidi e di attentati. Da un punto di vista strettamente giuridico, però, il nostro sistema ha dei problemi e questo è innegabile. Uno di questi problemi riguarda (riguardava) la struttura del processo in absentia o in contumacia. Del resto, questo aspetto è stato affrontato anche dalla riforma Cartabia che ha messo mano alla disciplina introducendo una serie di garanzie circa l’effettiva partecipazione dell’imputato al processo. Certo, spesso si tratta di fare uno slalom rispetto ai principi espressi dalla giurisprudenza Cedu, però, il tema della partecipazione dell’imputato al processo esiste davvero e anche la Corte Penale Internazionale non celebra i processi in contumacia. La verità è che persone accusate di reati così gravi andrebbero catturate con mandato di arresto internazionale o e poi processate in contraddittorio assicurando il pieno diritto di difesa.

Una volta in carcere in territorio italiano, la mancata partecipazione al processo sarebbe frutto di un’espressa rinuncia. Anche la lunga inerzia dello Stato italiano, che sapeva benissimo che gli ex terroristi erano riparati all’estero, è un tema giuridicamente rilevante perché la pretesa punitiva non è stata effettivamente esercitata a tempo debito. Dare addosso ai giudici francesi è un po’ semplicistico, molte delle responsabilità in questa triste vicenda sono della politica: italiana (che per anni è rimasta inerte sapendo che in Francia vi erano terroristi in libertà), francese (che in passato ha garantito una protezione politica a questi terroristi).