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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 29 gennaio 2023

Attentati alle ambasciate e la scritta: “Liberate Cospito”, per l’anarchico che digiuna in carcere contro il 41 bis: Giuseppe Santalucia, da presidente Anm, quale riflessione le suscitano?

“Gli atti criminali sono tali anche se hanno una coloritura ideologica”.

E quindi?

“Quale che sia la motivazione, la risposta dei magistrati deve essere quella prevista dal codice, che è unica. Sia che si creda nella Notte anarchica e si protesti per quella che si ritiene un’ingiusta detenzione, sia che si appartenga a un gruppo criminale”.

Gli attentati aiutano Cospito, sollevando l’attenzione sul suo caso, o lo danneggiano?

“Uno dei criteri alla base della scelta se revocare il 41 bis è la vitalità criminale del gruppo di provenienza. La produzione di violenza, gioca contro di lui. Perché i diritti del detenuto devono essere contemperati al pericolo di ordine pubblico che può creare all’esterno”.

Chi protesta dice: Cospito non ha ucciso. Non deve stare a141 bis. In cosa sbaglia? Nel fatto che le bombe alla caserma avrebbero potuto causare una strage di carabinieri?

“Faccio parte della VII sezione della Corte di Cassazione che valuterà il suo caso, quindi non parlo specificatamente di lui. Ma vale la regola generale. Il 41 bis non è una misura afflittiva ma serve a scongiurare i rapporti con l’esterno per evitare che da dentro il carcere si continuino a commettere reati”.

Secondo Piercamillo Davigo lo Stato non può cedere al ricatto dello sciopero della fame. Cosa ne pensa?

“Non la leggo così. Guardo al risultato. Se il detenuto è in pericolo di vita, anche se l’atto è volontario, occorre farsene carico. Le misure ci sono”.

Quali?

“Dagli strumenti penitenziari, come il trasferimento in una struttura con un centro clinico che possa rispondere all’emergenza, fino alla sospensione della detenzione, se le sue condizioni fossero incompatibili col carcere”.

C’è chi teme che questo apra una via d’uscita dal 41 bis. Non è così?

“Un lungo sciopero della fame non è una passeggiata. Certo i casi concreti vanno valutati con attenzione”.

L’ergastolo ostativo per terroristi e mafiosi, che lascia al 41 bis chi non vuole collaborare con la giustizia, è stato riconfermato. Ma è venuto meno l’automatismo con cui veniva assegnato. Pensa che si sia aperto un problema?

“Sì. La preclusione assoluta riduceva il contenzioso. La decisione comportava poca fatica. Se non collaboravi avevi il 41 bis. Oggi richiede accertamenti complessi. Un aggravio di cui il legislatore dovrebbe tenere conto aumentando le risorse: la tutela dei diritti ha sempre un costo”.