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di Linda Laura Sabbadini

La Stampa, 1 luglio 2023

A maggio di quest’anno l’occupazione è leggermente aumentata, di poco più di 20 mila unità, rispetto ad aprile, con un incremento di quella maschile e una diminuzione di quella femminile. E così il tasso di occupazione maschile torna al livello di maggio 2008, al 70,3%. Ci sono voluti 15 anni. Non è successa la stessa cosa per i giovani da 25 a 34 anni. Anche loro sono cresciuti da aprile a maggio e stanno recuperando la perdita di occupati avvenuta con il susseguirsi delle crisi. Dopo 15 anni non ce l’hanno, però, ancora fatta. A maggio è cresciuta anche l’occupazione degli ultracinquantenni, di 0,2 punti percentuali. Unico segmento di popolazione che ha conosciuto un incremento continuo del suo tasso di occupazione - tranne nel periodo della pandemia - guadagnando in 15 anni 16.2 punti percentuali. Tutto ciò deve farci riflettere.

In 15 anni siamo cresciuti assai poco, di 2,5 punti di tasso di occupazione. Questi 2,5 punti, badate bene, sono la sintesi della diminuzione del tasso di occupazione giovanile fino a 34 anni, di un aumento impercettibile (+0.4) del tasso dei 35-49enni, e dell’incremento di 16.2 punti degli ultracinquantenni. Capite bene che questo significa che la nostra crescita di occupazione è fondamentalmente avvenuta nelle classi di età più avanzate, dovuta anche all’aumento della permanenza nel mondo del lavoro a seguito dell’elevamento dell’età pensionabile. E, infatti, il numero di occupati di 50-64 anni è cresciuto del 68% mentre quello dei giovani di 25-34 anni è diminuito del 27,7%. E ciò non è dovuto solo ad un effetto demografico, cioè alla crescita della popolazione ultracinquantenne e alla diminuzione di quella giovane.

Va aggiunto anche un altro elemento. Tra aprile e maggio è aumentato il numero di lavoratori indipendenti. Ma ciò non ha certo reinvertito una tendenza di diminuzione di lungo periodo. In 15 anni i lavoratori indipendenti sono diminuiti di 805 mila unità, pari al 13,7%, mentre sono aumentati i dipendenti a tempo indeterminato ma soprattutto quelli a tempo determinato. I primi del 4%, i secondi del 17,8%. Quindi? Abbiamo faticosamente risalito la china in questi 15 anni, ma non siamo riusciti ad aggredire come servirebbe le tre criticità fondamentali, donne, giovani e Sud. Sul fronte delle donne siamo lenti. Pensate, dal 2004 al 2008, quindi, in 4 anni il numero di lavoratrici è cresciuto del 4,8%, eppure il ritmo di crescita stava rallentando, se lo confrontiamo con gli anni precedenti. Poi in 15 anni le lavoratrici sono cresciute solo del 7%! E in più è peggiorata la qualità del lavoro. I giovani non hanno recuperato ancora il livello di occupazione del 2008 e le forme precarie e di basso salario in aumento colpiscono proprio loro e le donne, mettendo a nudo la grande difficoltà a costruire percorsi di autonomia. La forbice Nord Sud nei tassi di occupazione continua ad essere elevata, 21,8 punti percentuali, 26,3 punti per le donne, 23,7 per i giovani. Insomma, reagiamo agli shock, con grande fatica risaliamo la china, ma dobbiamo fare di più, abbiamo bisogno di sfruttare al massimo tutti gli investimenti del Pnrr sul piano delle due priorità strategiche della transizione digitale ed ecologica e di un grande piano di infrastrutture sociali con il potenziamento dei servizi sociali di assistenza agli anziani e disabili, di servizi educativi per la prima infanzia, servizi sanitari. Ma soprattutto dobbiamo accelerare e aggredire le tre criticità.