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di Alfonso Celotto

La Stampa, 10 settembre 2023

Misure eccessivamente drastiche, se non accompagnate da effettivo controllo e prevenzione, non fanno altro che favorire illegalità e il mercato nero. Il telefonino ormai rappresenta il nostro terzo braccio (o, forse, il secondo cervello). Non ne possiamo fare a meno, al punto che se lo dimentichiamo una mattina a casa, ci sentiamo persi, disconnessi da tutto. I cellulari sono così fondamentali che ormai si pensa che proibirne l’uso possa diventare una misura di prevenzione della criminalità.

Nel Comunicato stampa del Consiglio dei ministri dello scorso giovedì leggiamo che fra le varie misure per contrastare le baby gang si prevede “che il Questore possa proporre all’Autorità giudiziaria di vietare, a determinati soggetti di età superiore ai 14 anni, di possedere o utilizzare telefoni cellulari e altri dispositivi per le comunicazioni dati e voce quando il loro uso è servito per la realizzazione o la divulgazione delle condotte” illecite.

Ovviamente dobbiamo attendere il testo del decreto in Gazzetta ufficiale per capire esattamente come funzionerà questa misura, che ha già creato molti dubbi.

Innanzitutto, sulla sua reale efficacia. Ma siamo certi che vietare a una persona che vive ai margini della criminalità di usare il proprio cellulare sia una misura reale, o sia facilmente aggirabile, considerato che oggi in Italia ci sono all’incirca 80 milioni di cellulari attivi?

Una misura del genere al limite può funzionare in un regime illiberale. Come ad esempio in Cina, che sta introducendo il limite di uso dei cellulari per i minori: 40 minuti per i bimbi sotto gli 8 anni; 1 ora fino a 16 anni e 2 ore tra i 16 e 18. Ma con una limitazione che viene imposta alla fonte, cioè ai produttori di telefonini, ai quali è stato anche chiesto di introdurre strumenti di controllo dei contenuti, per promuovere i valori fondamentali del socialismo e la cultura socialista avanzata, la cultura rivoluzionaria e l’eccellente cultura tradizionale cinese! Ebbene sì.

Ma torniamo ai paesi liberali. Siamo certi che il proibizionismo sia davvero utile?

Tutti ricordiamo cosa accadde con l’alcool negli Stati uniti. Il fervore fu tale che nel 1919 approvarono addirittura un emendamento alla Costituzione (il XVIII) per vietare fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool. L’effetto come tutti ricordiamo fu soltanto quello di sviluppare il mercato nero e il contrabbando, con enorme espansione del potere gangster, con in testa Al Capone, al punto che nel 1933 venne nuovamente modificata la Costituzione per riammettere l’alcool nel mercato legale.

Misure eccessivamente drastiche, se non accompagnate da effettivo controllo e prevenzione, non fanno altro che favorire illegalità e il mercato nero. Si dovrebbe piuttosto pensare a misure efficaci per limitare la violenza, soprattutto nei giovani, anche educando, loro come noi, a un uso intelligente ed equilibrato degli strumenti digitali.