sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Filippo Facci

Libero, 9 settembre 2023

Prevenire è meglio che carcerare. La condanna al gabbio di due minorenni a Torino (una sedicenne e un quindicenne per tentato omicidio) è ciò che il cosiddetto “Decreto Caivano” del governo dovrebbe appunto mirare a evitare - questo almeno l’auspicio - e non, viceversa, incentivare, non accentuare per numero ed entità delle pene: qui l’equivoco. La condanna dei due minorenni resta una sconfitta educativa e rieducativa dello Stato, e il primo a saperlo è il giudice che lo Stato rappresenta e che ha emesso la sentenza.

D’impulso si potrà dire che “giustizia è fatta”, ma servirà a poco, come dimostrano altri episodi di malavita minorile di cui si ha notizia in queste ore. La condanna a quasi 7 anni e a 9 anni è una sconfitta anzitutto rieducativa perché sappiamo tutti che l’articolo 27 della Costituzione resta una chimera (“le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”) e che, bene che vada, si abbrevierà la detenzione in coloro che avranno dato segni di ravvedimento: ma non è escluso che i ragazzi tra qualche anno escano comunque disorientati, spersi tra i cento treni che avranno perso, peggio ancora istruiti da quell’università del crimine che il carcere rappresenta ancora.

È una sconfitta educativa, pure, perché nulla in passato si è evidentemente frapposto tra le loro adolescenze precoci e il mondo criminale degli adulti, culturalmente e mediaticamente mitizzato: non un controllo sociale o la cosiddetta “assistenza”, non la scuola che non è uno strumento di polizia, non i genitori - qualche volta semplicemente irresponsabili, talvolta complici - e non una riprovazione ambientale da parte di chi li circonda.

È su questo che punta il Decreto, nelle intenzioni: e questo è il senso del “Daspo urbano”, del ritiro dei cellulari, dell’interdizione dal frequentare delle zone in cui il crimine faccia “status” o altre zone appetibili per la micro-criminalità in quanto centrali, benestanti, palestra di apprendistato per scippi e risse e vandalismi. È questo il senso della norma che punisca seriamente quei tanti, troppi disgraziati genitori che non mandano nemmeno i figli alla scuola dell’obbligo, accusabili di “elusione” o addirittura “elusione assoluta” nel caso la prole non risulti neppure iscritta in un istituto scolastico.

Non più, quindi, una ridicola multa di trenta euro, bensì una pena sino a due anni, che - opinione personale - sono anche pochi, perché i genitori non rischieranno mai il carcere, mentre a rischiarlo, “istruendosi” nelle favelas delle metropoli, potrebbero essere i loro figli. Molti fingono di dimenticarlo: “il carcere per i minori” esiste da sempre ed è il carcere minorile, e quando ne esci, spesso, finisce che non sei rieducato ma pronto per una promozione al grado successivo.

Uno dei condannati ha preso 9 anni ed è maggiorenne da pochissimo: per lui la promozione è assicurata. Il reato è odioso quanto stupido: hanno gettato da una balaustra una bicicletta che ha travolto degli adolescenti tra i quali uno che non tornerà mai più come prima, ed tutt’ora in ospedale. Il padre del ragazzo ha fatto un commento che potrebbe suonare a introduzione del decreto, in teoria: “Spero che i ragazzi, la collettività, le baby gang si rendano conto che con la vita non si può giocare, che capiscano che quando si sbaglia si rischia seriamente”. Il punto è proprio questo: sembra che non se ne rendano molto conto, o che, peggio, approfittino di quella zona penalmente franca che l’età minore rappresenta. Gli adolescenti che fanno i piccoli spacciatori - scelti proprio perché adolescenti, ossia minori - oggi vengono lasciati andare e ciao: per questo si vuole estendere anche alle scuole, alle università e alle aree limitrofe un divieto di avvicinamento. Per questo si vuole introdurre un nuovo tipo di ammonimento che scatti tra i 12 e i 14 anni, con annesso obbligo di firma in questura due volte a settimana. Per questo, in certi casi, si vogliono rendere punibili pur blandamente i genitori.

Il resto - fondi per fronteggiare il degrado di Caivano, nuovo personale il controllo del territorio - attiene all’ordine pubblico e cioè alle ragioni per cui in alcune zone del Paese i ragazzini vengono reclutati dalla criminalità mentre in alte zone no, con annessi episodi di prostituzione minorile e organizzazioni di para-stato criminale che assiste i delinquenti. Il resto è lasciare che il destino passi da un soave impunità assoluta alle mani di un giudice penale e ai suoi chiari di luna. Prevenire è meglio che carcerare, dicevamo.

“Il decreto Caivano non è soltanto punitivo. Lo scopo è prevenire già nella fascia under 14”

di Stefano Zurlo

Il Giornale, 9 settembre 2023

Il sottosegretario con delega alla giustizia minorile Andrea Ostellari, uno dei padri del provvedimento che affronta l’emergenza della baby criminalità spiega: “Tra le novità, l’ammonimento ai dodicenni e la messa in prova prima dei processi”. Più carcere? “No, direi più prevenzione e più sicurezza”.

Che cosa cambia in concreto? Solo pene più alte e manette facili?

“No, un attimo. La prima vera rivoluzione è quella dell’ammonimento ai dodicenni, uno strumento mai usato nel passato con i giovanissimi. In pratica, finora non c’era modo di contrastare gli illeciti compiuti dai ragazzi con un’età inferiore ai 14 anni”.

Ora?

“Ora, quando un adolescente commette un fatto che costituisce reato per cui non è imputabile, lo si convoca davanti al questore con i genitori e lo si ammonisce. In questo modo sono tutti avvisati, anche le famiglie che potrebbero anche dover pagare sanzioni fino a 1.000 euro. Non solo: le questure hanno così la possibilità di mappare questa fascia d’età che oggi sfugge ad ogni controllo. Ma non c’è solo questo”.

C’è la messa alla prova?

“Sì, ma anticipata. Il pm può disporla prima del processo, bruciando i tempi che di solito sono lunghissimi. Tu hai imbrattato il muro? Bene, me lo sistemi entro una certa data e il reato si estingue. Attualmente, invece si deve aspettare il processo e intanto passano anni e ci si incattivisce. Capisce? In questo caso, sulla carta c’è meno carcere perché lo stato dà un’occasione importante a chi ha sbagliato e consente di ripagare il danno. Consideri che nel 2022 ci sono state più di tremila sentenze di estinzione del reato perché la messa alla prova era andata bene: noi contiamo di incrementare questi numeri già incoraggianti”.

E se uno rifiuta l’offerta?

“Andrà incontro al processo senza alcuno sconto. L’ammonimento e la messa alla prova anticipata possono incidere molto sul funzionamento di un sistema lento, farraginoso e che spesso si inceppa”.

Si volta pagina anche sul versante della dispersione scolastica...

“Le multe sono al momento poco più che carta straccia: circa 30 euro per chi non manda i figli in classe fino all’età di 16 anni”.

Nel futuro?

“Colpiamo padri e madri anche nel portafoglio per responsabilizzarli. La loro condotta diventa delitto punibile con la reclusione. Inoltre rischieranno di perdere l’assegno di inclusione. È chiaro che se il figlio tornerà a scuola riavranno il loro assegno”.

Poi c’è il capitolo inasprimento delle pene. Funzionerà?

“Io credo molto nella prevenzione, ma non possiamo ignorare l’emergenza che stiamo attraversando. Molte città, non solo Milano, Roma o Napoli, sono in balia delle baby gang e contemporaneamente in alcune aree più degradate del Paese abbiamo assistito con sgomento a episodi terribili: omicidi e stupri. D’altra parte i dati ci dicono che i minori entrati nel circuito della giustizia minorile sono aumentati di un terzo in quindici anni, passando dai 14 mila del 2007 ai 21 mila circa del 2022. Dobbiamo reagire a questa impennata”.

Ma come?

“Da domani il rischio di essere arrestato per chi commette gravi reati sarà più alto, cosa che invece finora era impossibile. Come si vede, la logica del provvedimento però non è quella di sbattere in cella il ragazzino e poi buttare la chiave. Ci muoviamo a ventaglio, sperimentando diverse soluzioni, con un approccio pragmatico e per nulla ideologico. Ce la mettiamo tutta per recuperare i ragazzi che hanno deviato e per questo stiamo ragionando anche sul potenziamento delle comunità che svolgono un ruolo fondamentale”.