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di Maurizio Turco e Irene Testa*

Il Dubbio, 15 febbraio 2024

Il Partito Democratico ha scoperto adesso “l’emergenza carceri”. Meglio tardi che mai. Dimenticano, o fanno finta, che il progetto che oggi rilanciano, quello di Andrea Orlando ministro della Giustizia del Pd, è stato bruciato dal governo Gentiloni dello stesso partito. Le motivazioni? Erano imminenti le elezioni politiche e pensavano che le carceri avrebbero portato elettoralmente male. Nonostante questo, persero le elezioni. Evidentemente pensano che parlare di carceri oggi possa portare elettoralmente bene o, più probabilmente, sono proprio messi male. Però, ripetiamo: meglio tardi che mai. E meglio i pannicelli caldi che niente. Perché parlare ancora di “emergenza” quando è la condizione strutturale delle carceri? Forse per giustificare delle soluzioni parziali anziché affrontare il problema alla radice? Noi crediamo che non vi possa essere risposta strutturale alla politica penitenziaria senza risposta strutturale alla politica giudiziaria.

E riteniamo che una riforma strutturale della politica giudiziaria non possa funzionare se è gravata dal peso strutturale della giustizia come la conosciamo. Ovvero: una riforma della giustizia per funzionare deve essere preceduta da un provvedimento di amnistia e indulto che alleggerisca il carico dei processi pendenti e il sovraffollamento nelle carceri. Solo così si può ripristinare la legalità. La “sentenza Torreggiani” del gennaio 2013 fece scuola, ma “è stracitata e dimenticata allo stesso tempo”. “Una sentenza che ha ottenuto un grandissimo effetto: la Corte europea dei diritti dell’uomo stabiliva che entro il 28 maggio 2014 l’Italia avrebbe dovuto risolvere il problema “strutturale e sistemico” del sovraffollamento carcerario, per ripristinare “senza indugio” il divieto di “tortura e di trattamenti inumani e degradanti”. In altre parole, secondo la Corte, visto che in Italia persiste il problema “strutturale e sistemico” persistono anche la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Domanda: cos’ha indotto la Corte a chiudere la pratica? Quali documenti il governo Letta ha presentato alla Corte per indurla a ritenere che non vi era più, o era in via di soluzione il problema “strutturale e sistemico” del sovraffollamento carcerario? A questa domanda il Pd non dovrebbe avere difficoltà a rispondere, ne trarrà giovamento per rispondere all’emergenza carceri. Meglio tardi che mai. Potrà così evitare di creare facili illusioni tra direttori, agenti, detenuti e personale tutto. Specie ora che c’è anche un decreto che impedisce le azioni dimostrative, anche se nonviolente, in carcere”.

*Segretario e tesoriera del Partito Radicale