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di Cesare Zapperi

Corriere della Sera, 26 luglio 2023

Il governatore veneto: “Tema drammatico, dotarsi di una legge è doveroso. È gravissimo tenere in un cassetto le pratiche per non decidere, su questi temi no a dispute politiche”

Il suicidio assistito di Gloria, Zaia: “Non chiamatelo così, è la risposta civile a una cittadina”.

“Nessun atto di eroismo ma una risposta civile ad una cittadina che chiedeva di poter gestire il suo fine vita in modo libero e consapevole”. Usa toni bassi e parole misurate, Luca Zaia. Non è proprio il caso di sventolare bandierine perché il Veneto è stata la prima Regione ad aver “agevolato”, fornendo il farmaco letale, la scelta di una malata oncologica terminale (Gloria) di porre fine autonomamente alle sue sofferenze.

“Noi abbiamo semplicemente dato attuazione ad una sentenza della Corte costituzionale - sottolinea il governatore - quella che nel 2019 si è espressa sul caso del dj Fabo”. Ma è un “semplicemente” che deve fare i conti con un vuoto legislativo che il Parlamento finora non ha colmato né pare, dalle proposte di legge che giacciono nei cassetti delle Camere, voglia colmare. Intanto, però, le situazioni di malati che intendono percorrere la strada di quello che viene chiamato “suicidio assistito”, definizione che fa storcere il naso a molti a partire dallo stesso Zaia (“la chiamerei gestione del fine vita di un malato terminale”).

Il fattore tempo è determinante. Gloria, trevigiana di 78 anni, si era rivolta a Marco Cappato nel novembre scorso per chiedergli di aiutarla ad andare a morire in Svizzera. L’ex deputato europeo e l’avvocato Filomena Gallo dell’associazione Luca Coscioni le hanno però spiegato che poteva farlo anche a casa sua. Il suo ultimo appello a lasciarla andare via è del 12 luglio scorso, mentre i medici dell’Asl di Treviso verificavano che vi fossero tutte le condizioni previste dalla sentenza della Consulta, a partire dall’autodeterminazione e dalla capacità di autosomministrarsi il farmaco. Domenica scorsa è arrivato il via libera. Il dottor Mario Riccio era con Gloria quando ha girato da sola la rotella della flebo. “Questa è una materia che appartiene ad una sorta di “no fly zone” - spiega Zaia - non è un terreno per dispute politiche o ideologiche. Io rispetto le idee di tutti, sia di chi ritiene che questa sia una via giusta sia di chi preferisce le cure palliative. Ma su tutto viene il malato. Noi dobbiamo avere la massima attenzione nei suoi confronti e rispettare fino in fondo le sue volontà”.

La Regione, attraverso l’Asl, ha seguito il percorso di Gloria e, a differenza di quanto è avvenuto in altre situazioni e in altre realtà, non si è messa di traverso, ma anzi ha fornito ciò di cui la paziente aveva bisogno. Gratuitamente e senza costringerla ad andare in Svizzera. “Un Paese civile si deve dotare di una legge - rimarca Zaia - ma in assenza di questa non possiamo pensare di abbandonare i pazienti a loro stessi. Anzi, dico che sarebbe gravissimo se ci fosse chi si tiene le pratiche nel cassetto per non assumersi la responsabilità di decidere. Ecco perché dico che tocca alla politica muoversi per garantire ai cittadini tutte le libertà a cui hanno diritto”.

Torna alla mente il caso drammatico di Eluana Englaro che nel febbraio del 2009 si spense, dopo 17 anni vissuti in uno stato vegetativo, per l’interruzione della nutrizione artificiale resa possibile da una sentenza della Corte d’Appello di Milano. “Siamo ancora fermi lì” sbotta il presidente leghista del Veneto che sulle questioni dei diritti civili da tempo è su una linea più aperta e avanzata rispetto a quella ufficiale del partito. Nella sua regione c’è già un altro caso di un malato che ha avuto accesso alla possibilità di ricorrere alla fine vita assistita. È Stefano Gheller, 49 anni, affetto da distrofia muscolare. Ma le situazioni simili in giro per l’Italia sono diverse. E qui si pone anche un problema di parità di condizioni tra cittadini. “Non conosco la situazione nelle altre Regioni - osserva Zaia - ma mi auguro che non si cerchi di guadagnar tempo perché gli ammalati non ne hanno. Il tema del fine vita è drammatico e lo diventerà sempre di più. Io non ho fatto nulla di strano. Ho applicato una sentenza e moralmente ed eticamente mi sento a posto. Ma ribadisco che non si può andare avanti senza una legge. Non è da Paese civile”.