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di Valentina Stella

Il Dubbio, 23 marzo 2024

“Storie di diritti e di democrazia La Corte Costituzionale nella società” (Feltrinelli Editore), scritto a quattro mani dall’ex responsabile della comunicazione della Consulta Donatella Stasio e dall’ex presidente Giuliano Amato, è un libro che andrebbe letto, o meglio è un viaggio che tutti i cittadini dovrebbero intraprendere tra le circa 300 pagine in cui gli autori raccontano come tra il 2017 e il 2022 la Corte Costituzionale, il più alto organo di garanzia della Repubblica, sia cambiata sotto il loro impulso. Come? Aprendo le sue porte, spiegando le sentenze più importanti per la società civile, mettendosi al passo coi tempi attraverso la registrazione di numerosi podcast, organizzando a Piazza del Quirinale il Concerto “Il sangue e la parola” eseguito dal maestro Nicola Piovani e liberamente tratto dalle Eumenidi di Eschilo, dalla Costituzione italiana e dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente. In un periodo storico dove la tutela dei diritti non è scontata e in Europa alcuni governi “cercano di impadronirsi delle Corti Costituzionali”, il libro si pone l’obiettivo di “arginare l’analfabetismo costituzionale” per non mettere a rischio il nostro Stato di Diritto ma altresì perché “farsi capire” “non è prerogativa esclusiva solo di chi fa politica” ma è un “dovere anche dell’istituzione”, come “aspetto fondamentale della democrazia”.

La Corte lo fa soprattutto dialogando con i cittadini, dai giovani nelle scuole fino ai detenuti perché, come disse l’ex presidente Paolo Grossi, “Bisognava venire di persona, poiché con il nostro assenteismo e la nostra indifferenza vi abbiamo tolto la speranza”. Ne è nato addirittura un film - “Il Viaggio nelle carceri”, diretto da Fabio Cavalli, per alcuni critici “un catechismo costituzionale”, per altri, come per chi scrive, forse una visione un po’ edulcorata degli istituti di pena, che spesso rappresentano davvero un girone dell’inferno per la dignità umana. Altri costituzionalisti, si racconta nel libro, “hanno da ridire sul fatto che la Corte avrebbe lasciato nell’ombra le vittime del reato”. Tuttavia, proprio quando il paradigma vittimario sembra prendere il sopravvento fuori e dentro le aule dei tribunali, ma anche contro le decisioni della Consulta - come quella sull’ergastolo ostativo - ecco che gli autori ricordano la lezione di Manlio Milani, presidente della Casa della memoria, l’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Brescia, nella quale l’uomo perse la moglie. Organizza tre presentazioni del film e dice con forza: “rifiuto l’idea di appartenere a una categoria invece che a una comunità che ha valori comuni a tutti”.