sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Andrea Aversa

L’Unità, 8 gennaio 2024

Un sistema penitenziario al collasso. I recenti fatti di cronaca, drammatici, che lo confermano. La preoccupazione rispetto alle azioni della maggioranza e la delusione per la lezione che nessuno ha imparato: quella relativa al caso del fratello Stefano. “È triste che l’anno sia iniziato con un suicidio in carcere”, a dirlo a l’Unità è stata la senatrice e vice presidente della Commissione giustizia Ilaria Cucchi. Con lei abbiamo parlato di un tema impopolare come quello delle carceri, argomento, “che non fa prendere voti, ai politici impegnati in una campagna elettorale permanente”.

Il caso di Stefano Dal Corso, il suicidio di Matteo Concetti nella casa di reclusione di Ancona, il presunto omicidio di Alexandro Esposito avvenuto a Poggioreale. Il 2024, nonostante sia appena agli inizi, si è già dimostrato un anno difficile per il sistema penitenziario italiano. “Sono estremamente preoccupata su come questa maggioranza si sta occupando delle carceri”, ha affermato Ilaria Cucchi.

Vediamo il perché…

“Quella del carcere è una battaglia di civiltà. Io l’ho vissuta in prima persona. Pensiamo a ciò che è accaduto ad Ancona. Pensiamo al povero Matteo e a Roberta, una madre che ha perso un figlio giovanissimo. La sua morte era stata annunciata. Lui le aveva detto che se messo di nuovo in isolamento si sarebbe tolto la vita. E così è stato. Inoltre, Matteo soffriva di alcuni problemi psichici. È evidente che in carcere non doveva proprio entrarci. Il sistema penitenziario così come è concepito, non rispetta l’articolo 27 della Costituzione, non fa nulla per il reinserimento dei detenuti in società. Non bada alle condizioni dignitose di vivibilità nei penitenziari.

Per i detenuti, per gli agenti e per tutti gli operatori che vivono il carcere. E poi c’è il capitolo sanità: non sempre il diritto alla salute è garantito e troppe volte vengono somministrati farmaci solo per tenere buoni i reclusi. Guardiamo ai numeri, la situazione è fuori controllo: tra tossicodipendenti, malati mentali e chi dovrebbe scontare la detenzione con pene alternative, il carcere è pieno di persone che in cella non dovrebbero starci. Senza considerare che gli agenti della polizia penitenziaria sono sempre in sotto organico, così come gli operatori, gli educatori, i mediatori culturali e gli psicologi”.

Con pazienza, tenacia, sacrifici e dolore ha ottenuto giustizia per suo fratello Stefano. Ha mai la sensazione che questa sua vicenda personale non abbia insegnato niente?

“Sono passati 14 anni dalla morte di Stefano. Ho sempre creduto che con quella battaglia avrei potuto cambiare il mondo insieme a Fabio (Fabio Anselmo, avvocato e compagno di Ilaria Cucchi, ndr). Nonostante i tanti passi avanti fatti e penso soprattutto a quello che ha reso ‘popolare’ il tema della violenza perpetrata dalle istituzioni nei luoghi di custodia dello Stato, devo riconoscere che ne abbiamo fatto altrettanti indietro. E questo mi rattrista. È giusto che se una persona sbaglia debba pagare ma deve farlo in modo umano e dignitoso. Anche perché, il carcere ha un costo non indifferente sulle casse dello Stato e soprattutto i detenuti, se non muoiono in cella, prima o poi usciranno e torneranno in società. Dubito che lo facciano in condizioni migliori di quelle con le quali erano entrati. Ho sempre pensato che se Stefano, invece di essere ucciso, fosse stato detenuto e poi fosse uscito vivo da un penitenziario, non sarebbe mai tornato quello di prima. Di sicuro non sarebbe tornato una persona migliore”.

Che aria tira in Parlamento su questi temi?

“Purtroppo in politica siamo in pochi e sempre gli stessi ad occuparsi della comunità penitenziaria. È un argomento che non porta voti e di conseguenza la maggior parte dei politici non vuole assumersi la responsabilità di effettuare scelte strutturali e impopolari affinché le cose possano cambiare. Devo riconoscere che tra i banchi dell’opposizione sul tema dei diritti in generale c’è più sensibilità rispetto alla controparte. Quello che faccio io è visitare le carceri, cercando di girarle tutte e soprattutto di portare il carcere fuori dal carcere, per rendere noto a tutti il tipo di realtà con la quale abbiamo a che fare”.

Come giudica l’operato del Ministro Nordio?

“Sono molto preoccupata dalle azioni di Nordio ma in generale dell’intero governo. Faccio un semplice esempio. Alla mia interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, sull’introduzione di bodycam e codici identificativi per le forze dell’ordine, il ministro ha risposto che non servono. E posso citare anche il caso Dal Corso, per il quale c’è stata un’altra interrogazione al ministro Nordio, durante la quale lui non ha fornito risposte soddisfacenti. Ora, per fortuna, dopo otto rifiuti, l’autorità giudiziaria ha deciso di disporre l’autopsia sulla salma di Stefano. Ma ho paura anche per il reato di tortura, approvato dopo un lungo percorso e una lunga battaglia. Questo governo lo smantellerà. Proprio Nordio ha annunciato che l’esecutivo è pronto a modificarne un articolo fondamentale. Come se le forze dell’ordine a causa di questo reato non potrebbero svolgere il loro lavoro. Che vuol dire? Che forse gli uomini in divisa per essere professionali devono sentirsi liberi di commettere soprusi, abusi e azioni violente?”.

Cosa pensa del governo e delle parole pronunciate dalla Meloni in conferenza stampa sugli argomenti carcere e giustizia?

“L’attuale governo è in campagna elettorale, parla alla pancia dei cittadini e distoglie la loro attenzione dai veri problemi. È come se il carcere non fosse un problema di tutti. Pensiamo al primo provvedimento approvato dalla maggioranza: il decreto sui rave. Ci rendiamo conto? Con tutte le emergenze, relative al sistema giudiziario e penitenziario, per il governo il pericolo da scongiurare è stato quello dei rave. Il governo continua a mettere toppe senza fare le vere riforme e soprattutto ingannando i cittadini. Pensiamo al decreto Caivano. Per carità, quel territorio ha rappresentato e rappresenta un’emergenza sociale da gestire. Ma il provvedimento contiene solo due articoli dedicati a quel territorio e alle sue problematiche. Per il resto ci hanno messo dentro di tutto. E stiamo parlando di misure che potrebbero danneggiare le libertà personali di ciascuno di noi. Il governo sta mettendo in atto una politica volta alla repressione e non alla prevenzione”.

Che opinione si è fatta sulla legge definita in modo polemico ‘bavaglio’?

“Questa legge per me è terribile. Se penso a Stefano e alla vicenda che mi ha riguardato personalmente, sono perfettamente consapevole che senza il supporto della stampa non saremmo mai riusciti ad ottenere verità e giustizia. Certo, gli abusi e le distorsioni del sistema giuridico-mediatiche vanno evitate e sanzionate e mi riferisco anche all’uso sconsiderato delle intercettazioni e delle loro pubblicazioni. Ma in generale non si possono porre limiti al diritto di cronaca. Certo tutto questo discorso dipende anche dalla vittima, perché purtroppo in Italia, ci sono vittime di serie A e vittime di serie B”.