di Fabio Tonacci
La Repubblica, 26 luglio 2022
Cibo cattivo, poche cure e letti tra l’immondizia. Oggi la Diciotti trasferirà 1.200 persone. Il Viminale: una nave in più al giorno per il trasporto. Stordito dalla canicola africana che sale dal deserto e ingolfato di umanità disperata, l'hotspot di Lampedusa appare per quello che è da troppo tempo. Il non luogo più fatiscente d'Italia. La ferita purulenta nel sistema di accoglienza del Paese.
Che non è al collasso, si badi bene. Sono lontani i numeri degli sbarchi del 2014-2015 (quasi 200 mila all'anno) e, ancor prima, della Primavera araba: gli arrivi via mare sinora sono 36 mila, 9 mila in più del luglio 2021. Gestibili. E tuttavia, sui sassi di contrada Imbriacola è sempre il giorno dell'emergenza. Col caldo e con il freddo. Col mare mosso o con la calma piatta. Come una ferita che si chiude la sera e si riapre la mattina dopo.
“Troppi immigrati per questo hotspot” - Quanti, oggi? La domanda se la pongono i pochi che, sfidando la calura, si arrampicano alla recinzione per chiedere a chi è di là. La risposta è sempre la stessa, maledizione per chiunque debba organizzare il centro sullo scoglio più a Sud d'Italia: “Troppi, per questo hotspot”.
Certamente più dei posti letto, che non si sa nemmeno veramente quanti siano: il Viminale dice 370, chi è stato dentro parla di 500. Altri sostengono che in realtà quelli veri, dotati dei servizi che il bando di gara impone di fornire, non siano più di 228. Quanti oggi, dunque? Stesi su materassini lerci di urina e abitati dagli scarafaggi, assopiti accanto a residui di cibo, appoggiati a mucchi di spazzatura, si contano 1.871 migranti mormoranti aiuto.
Sono duecento i minorenni soli e cento i bambini - “Duecento i minorenni soli, cento i bambini, diversi i neonati”, segnala Save The Children, che ha operatori dentro all'hotspot, fortezza inaccessibile da quando è stata rifatta la recinzione e tappato il buco nella rete da cui si entrava e si usciva. Provengono dal Bangladesh, dalla Tunisia e dall'Egitto. Erano più di duemila fino a qualche ora fa, poi qualcuno è stato portato via, qualcun altro è entrato. Un uomo, Saleh, si è fabbricato un paio di scarpe utilizzando bottiglie di plastica. Le condizioni igienico-sanitarie sono da vergogna nazionale. “Lo Stato ha perseguito Mimmo Lucano, che col suo impegno aveva creato un esempio virtuoso di convivenza”, si infervora l'ex sindaca dell'isola Giusi Nicolini. “E possibile che nessuno venga a controllare quel che accade qui?”.
I trasferimenti sui traghetti turistici - I trasferimenti, ecco un punto da cui partire per capire. Da Lampedusa alla Sicilia li fanno con i traghetti dei turisti, mettendo insieme gente che vuole andare al mare e gente che, da quello stesso mare, è appena scampata. Ce ne sono solo due, uno la mattina, uno la sera. Con la Sansovino ne possono trasportare un centinaio alla volta, con il traghetto Siremar una cinquantina. “Per ogni gruppo da 50 migranti, i carabinieri di scorta devono essere dieci. Quando gli scortati sono solo gli uomini, però, serve un militare ogni quattro. Siamo pochi”, denuncia Antonio Serpi, del sindacato carabinieri Sim.
Appalti alle cooperative per 2,9 milioni - Il ministero dell'Interno ha inviato la nave Diciotti per decongestionare il centro: seicento ne hanno caricati di notte, altri seicento questa mattina. Qualche ora di respiro, non certo la soluzione definitiva visto che arrivano anche quindici barchini al giorno, incagliati sulle coste di Lampedusa dove i vacanzieri prendono il sole o siedono ai tavoli dei ristoranti.
Il Viminale ha deciso di mettere a disposizione un traghetto aggiuntivo che sarà utilizzato solo per accompagnare i migranti a Porto Empedocle, Pozzallo o Catania. Basta a suturare la ferita? No. A sentire infatti le testimonianze di alcuni lavoratori della Grande Badia, la cooperativa trapanese che si è aggiudicata l'appalto da 2,9 milioni di euro (ma con flussi così intensi e 18,50 euro a ospite, vale molto di più), non tutto gira come dovrebbe. “Si lavora in maniera disumana, a chi è addetto alla pulizia dei bagni viene chiesto di andare a dare una mano in cucina, non consegnano il kit (indumenti, prodotti per l'igiene) ai nuovi arrivati”.
“La direttrice ci impediva di dare caramelle ai bimbi”: avviata inchiesta - A parlare è Piera Magnolia, si è licenziata ad aprile. “La direttrice ci impediva di dare le caramelle e le merendine ai bambini, sosteneva che potevano farli ammalare. Io dico che ci si ammala se si beve l'acqua del rubinetto: quando cucinavano con quella avevamo il mal di pancia”. Stesse circostanze raccontate alla redazione palermitana di Repubblica da un altro dipendente, tuttora in servizio. “Capita che chi ha appena finito di ritirare l'immondizia venga mandato in cucina senza le autorizzazioni per farlo. Il cibo a volte è poco, a volte è cattivo”.
La procura di Agrigento ha appena avviato un'indagine sull'hotspot. Il fascicolo, per ora senza indagati e senza ipotesi di reato, è nato dopo che gli ispettori del Viminale a giugno hanno scoperto inadempienze contrattuali a carico della cooperativa, i cui manager sono già sotto inchiesta a Bari per frode allo Stato. Storia travagliata, quella della Badia Grande, asso pigliatutto degli appalti dell'accoglienza. Fondata nel 2007 da don Sergio Librizzi, l'ex numero uno della Caritas di Trapani condannato per induzione alla corruzione, ha gestito in passato il complicato Cara di Mineo e il Cpr di Milo. “Siamo in regola”, ribadiscono. Ma i migranti dormono all'aperto nella loro pipì. E la ferita non si rimargina