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di Mario Di Vito

Il Manifesto, 28 dicembre 2023

L’asse tra la destra e il M5s. Lo scorso luglio Zanella (Avs) aveva portato alla Camera una proposta simile. Bazoli (Pd): “Ricadute sul processo penale”. Il pericolo del giudizio mediatico. Per ora è solo un’idea. Peraltro non nuova, visto che periodicamente il tema torna a serpeggiare, ma questa volta la sensazione è che potrebbero esserci i numeri per consentire l’ingresso in Costituzione della giustizia mediatica. L’idea è stata rilanciata dal senatore di FdI Alberto Balboni, peraltro presidente della Commissione affari costituzionali: aggiungere all’articolo 111 della Carta, quello sul giusto processo, una riga: “La Repubblica tutela le vittime di reato e le persone danneggiate dal reato”.

Detta così si potrebbe pensare che non ci sia nulla da obiettare, anzi, quasi stupisce che la questione non sia mai stata presa in considerazione in quasi otto decenni di vita repubblicana, ma in realtà sarebbe uno stravolgimento in piena regola del diritto processuale, con l’ingresso costituzionale di una nuova parte nei dibattimenti, le vittime, andando in questo modo molto al di là della parte civile attualmente ammessa come tutela per chi ritiene di aver subito un reato. La proposta di Balboni, accolta con freddezza da Forza Italia, Italia Viva, Lega e Pd, ha trovato una sponda nel M5s, con l’ex magistrato (e ora senatore) Roberto Scarpinato che si è detto entusiasta dell’idea e sarebbe pronto a sottoscriverla, in un per nulla inatteso asse con la destra sulle questioni di giustizia.

“Valuto positivamente la proposta, perché recepisce le indicazioni sulla tutela delle vittime di reato, e perché valorizza l’importante ruolo svolto dalle parti civili nell’ambito del processo penale”, sostiene Scarpinato, secondo il quale un provvedimento del genere superebbe anche alcune parti della riforma Cartabia. “L’aumento di una tutela costituzionale per le vittime di reato supererebbe le limitazioni presenti nella riforma Cartabia - sostiene l’ex pg della Corte d’Appello di Palermo -, che reca disposizioni di natura esclusivamente risarcitoria e trascura il danno morale subito dalla vittima, che potrebbero più efficacemente essere valutate sul piano della legittimità costituzionale”.

Dalle parti di Forza Italia, però, Pierantonio Zanettin preme sul freno: “In tempi recenti si è imposta l’idea sostenuta anche da robuste campagne mediatiche che la sentenza pronunciata dal giudice debba essere il più possibile aderente al concetto di giustizia proprio della parte offesa. Il fenomeno prende a tal punto piede che le stesse Corti di assise hanno finito per essere fortemente condizionate dall’opinione del pubblico e dalla stampa con conseguente pregiudizio delle garanzie costituzionali”. Anche nel Pd ci sono parecchie riserve sul punto. Dice il senatore Alfredo Bazoli:

“È indispensabile una riflessione sulle possibili ricadute della norma sul processo penale e in particolare sul tema della costituzione delle parti civili”. Lo scorso luglio, la deputata di Avs Luana Zanella aveva presentato una proposta molto simile a quella di Balboni, sostenendo la necessità di aggiungere all’articolo 111 della Costituzione questa frase: “La legge garantisce i diritti e le facoltà delle vittime del reato”. Questo per rendere il processo penale “più giusto per tutte le parti e quindi anche per le vittime dei reati”.

Il problema, però, a questo punto non riguarda solo quello che accade dentro le aule di giustizia, ma anche ciò che si muove fuori, con una spettacolarizzazione talvolta eccessiva dei casi di cronaca nera, tra talk show che passano ore a celebrare processi di fatto in diretta televisiva e ascoltatissimi podcast che danno voce quasi solo alle indagini, dimenticando poi spesso di raccontare quel che poi accada davanti a un giudice o a una corte. Il processo penale, del resto, esiste proprio per evitare che la giustizia sia uno scontro diretto tra le vittime e i presunti autori dei reati.