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di Paolo Foschini

Corriere della Sera, 18 novembre 2023

Poveri in crescita, anche se uno su quattro di loro ha un lavoro. Significa 2,1 milioni di famiglie e 1,2 milioni di minori. È l’ultimo Rapporto Caritas sulla povertà, intitolato “Tutto da perdere”. Tra le cause anche la perdita del Reddito di Cittadinanza. Tre milioni e mezzo gli interventi di aiuto forniti dagli sportelli Caritas. “Se non saremo aperti a una vera solidarietà abbiamo tutti e tutto da perdere: come ci ricorda papa Francesco nessuno si salva da solo, se non si salvano tutti non si salva nessuno”: la realtà italiana di oggi sono 5,6 milioni di poveri nonostante il fatto che uno su quattro di loro abbia un lavoro, con una percentuale crescente di giovani, e il dato non guarda solo loro ma appunto tutti noi. Davvero per mille motivi, se ne può scegliere giusto uno come punto di partenza: i poveri di oggi diventeranno, prestissimo, i pensionati poveri di domani. Così il presidente mons. Carlo Roberto Maria Redaelli ha introdotto il filo conduttore e il itolo (“Tutto da perdere”, appunto) della 27esima edizione del Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale presentato alla vigilia della VII Giornata mondiale dei poveri (19 novembre) istituita da papa Francesco.

I dati rel Rapporto mettono insieme quelli di fonte Istat (completi in relazione al periodo 2021-2022) e quelli raccolti attraverso le domande di aiuto presentate presso gli sportelli Caritas. Con una modalità aggiuntiva in più e finora inedita o quasi, quella della “ricerca partecipativa” consistente nell’ascolto diretto delle persone coinvolte, in diverse diocesi tra cui quelle di Brescia, Messina, Napoli, Palermo, Viterbo, anche in questo caso per mettere in pratica una sollecitazione di marca Bergoglio, secondo cui non basta “studiare i poveri”, bisogna farlo “con” i poveri. E dunque: i poveri assoluti in Italia sono oggi il 9,7% della popolazione (pochi anni fa erano il 3%). Vuol dire oltre 2,1 milioni di famiglie povere , corrispondenti a 1,2 milioni di minori. “L’Italia - si legge nella sintesi del Rapporto - è il Paese in Europa in cui la trasmissione inter-generazionale delle condizioni di vita sfavorevoli risulta più intensa. Chi nasce povero molto probabilmente lo rimarrà anche da adulto”.

Il Rapporto sottolinea la contraddizione tra il progresso tecnologico crescente in praticamente tutti i settori e la crescita delle povertà che si traduce il “perdita della cittadinanza” per milioni di persone: come “una macchina in apparenza che continua ad accelerare ma intanto perde pezzi per strada” e “a perdere in realtà siamo tutti”. Qualcuno più degli altri, naturalmente. E i perdenti appartengono a categorie piuttosto precise a cominciare da quella più attuale, i “working poor”, che come ha ricordato Marco Bentivogli - già leader dei metalmeccanici italiani e cofondatore di Base Italia - sono persone che “lavorano tantissimo e guadagnano pochissimo”. Le altre sono i giovani, gli stranieri, i fragili.

Le cause della povertà in crescita? Federica De Lauso, dell’ufficio studi Caritas, ne elenca alcune. Una è per forza di cose l’aumento dell’inflazione, mai così altra dal ‘75 a oggi. Le altre sono strutturali: formazione da rivedere e adeguare ai temi, soprattutto da rendere permanente; allargamento della forbice tra lavoro e stipendi; allargamento, più in generale, delle disuguaglianze. Gli stranieri in Italia sono l’8 per cento della popolazione, ma tra gli under 18 un povero su 5 è stranieri e più in generale è di origine straniera il 30 per cento dei poveri. Ancora, parlando di working poor: su 100 famiglie povere il 47% non ha un problema di lavoro, ma tra i poveri stranieri questa situazione riguarda l’81%. E poi c’è stata la riforma del Reddito di Cittadinanza, con la transizione verso le nuove misure di Supporto alla formazione e al lavoro (Sfl) e l’Assegno di inclusione (Adi) che ha lasciato scoperte alcune specifiche tipologie di poveri: le stime disponibili indicano in circa il 33% i nuclei già beneficiari di RdC che non avranno diritto all’Adi, per un numero di 400mila nuclei su 1,2 milioni di famiglie.

A fronte di questo gli sportelli Caritas risposto alle domande di 256mila persone, il che corrisponde a diversi tipi di supporto fornito all’11,7% cento delle famiglie rispetto al totale delle famiglie bisognose. Divise in gruppi che corrispondono a famiglie con fragilità non solo economica ma anche sociale, persone sole, e appunto stranieri. Tre milioni e mezzo il numero degli interventi. Cin una “stabilizzazione” negli ultimni mesi, che se da una parte sembra un dato positivo dall’altra indica una “cronicizzazione” delle situazioni. E una parola che in quella ricerca “partecipativa” di cui si è detto risulta essere la più frequente tra tutte quelle pronunciate dagli intervistati: “Sopravvivere”. Indice di una sfiducia nella possibilità di cambiare, che è forse i dato più avvilente tra quelli raccolti.