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di Francesca Del Vecchio

La Stampa, 13 marzo 2024

A Pavia si toglie la vita l’artista detenuto per rapina e odio razziale. Un morto in carcere ogni 72 ore: da inizio anno sono già 24. In una sola giornata, quella di ieri, due detenuti si sono tolti la vita rispettivamente nelle carceri di Pavia e di Napoli. Con queste morti, il numero dei suicidi dietro le sbarre (incluso uno avvenuto nel Cpr di Roma) nel 2024 sale a 23: un morto ogni tre giorni. Nel penitenziario Torre del Gallo a Pavia, a uccidersi è stato Jordan Jeffrey Baby (nome d’arte di Jordan Tinti), trapper 27enne che già aveva provato a togliersi la vita in passato. Lo hanno trovato in cella, impiccato con una corda al collo. Nel 2023 era stato condannato a 4 anni e 4 mesi per una rapina aggravata dall’odio razziale ai danni di un operaio nigeriano. Tre mesi fa era stato trasferito in una comunità dopo aver ottenuto l’affidamento terapeutico. Ma la misura era stata sospesa dal Tribunale di Sorveglianza che ne aveva disposto il ritorno in carcere, avvenuto 10 giorni fa. Al suo avvocato Jordan aveva confidato di avere subito maltrattamenti e abusi durante la detenzione.

Nel penitenziario di Secondigliano, periferia di Napoli, si è ucciso Robert L., detenuto straniero di 33 anni. Senza fissa dimora, in carcere per omicidio. Nell’agosto del 2019 la sua fuga da Poggioreale - l’unica in 100 anni di storia del penitenziario napoletano - era finita su tutti i media nazionali. Si tratta del quinto caso solo in Campania dall’inizio del 2024 e il tasso di suicidi in carcere nella regione “è 20 volte superiore a quello delle persone libere”, spiega Samuele Ciambriello, Garante campano delle persone private della libertà personale. “Occorrono risposte concrete prima che ci sia l’irreparabile”, aggiunge ragionando sulle motivazioni che inducono a gesti estremi: “Lo stigma e la solitudine di chi entra ed esce dal carcere uccidono di più degli edifici degradati”.

Gli ultimi anni hanno riportato trend preoccupanti: nel 2023 68 suicidi, nel 2022 addirittura 84, l’anno peggiore dal 1992. Anche il 2024 è iniziato malissimo: a gennaio, 13 suicidi in meno di 30 giorni. In una lettera congiunta firmata dall’Associazione Antigone, Magistratura Democratica e dall’Unione delle Camere Penali Italiane datata 22 febbraio 2024 si evidenzia come i suicidi scaturiscano “da uno stato di disperazione indotto dalle miserevoli condizioni di vita cui sono soggetti i detenuti. E spesso si tratta di soggetti giovani, che devono scontare condanne non lunghe o addirittura prossimi alla scarcerazione”. Il focus è certamente sul sovraffollamento: 60.637 detenuti a fronte di 51.347 posti ufficiali, di cui alcune migliaia indisponibili. “Il tasso di affollamento medio è del 118,1%”, e le regioni più in difficoltà sono Puglia (143,1%) e Lombardia (147,3%). “Una ecatombe drammatica rispetto alla quale - afferma Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - deve esserci l’obbligo morale e politico di intervenire. Ogni suicidio è un atto individuale che non va generalizzato ma quando i numeri sono così impressionanti bisogna cercare le cause di sistema”.