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di Sandro De Riccardis

La Repubblica, 14 ottobre 2022

L’esponente della Lega, che uccise con un colpo di pistola in piazza l’uomo di origine marocchina, è accusato eccesso colposo di legittima difesa.

La Procura di Pavia ha chiuso le indagini, mantenendo l’accusa originaria di eccesso colposo di legittima difesa, per Massimo Adriatici, ex assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera che la sera del 20 luglio 2021 uccise con un colpo di pistola in piazza il 39enne di origine marocchina Youns El Bossettaoui, di 39 anni.

La notifica dell’atto, che prelude alla richiesta di processo, è stata confermata dal suo difensore, Gabriele Pipicelli. Si chiude dopo più di un anno l’indagine del pm Roberto Valli, che aveva portato ai domiciliari l’allora assessore leghista per un’imputazione di eccesso colposo in legittima difesa. “Valuteremo quali iniziative difensive intraprendere ritenuto che il nostro assistito abbia agito in un contesto di piena legittima difesa - ha commentato l’avvocato Pipicelli -. É chiaro che in ogni caso, in questa triste vicenda, il ruolo dell’avvocato Adriatici è stato quello dell’aggredito che si è difeso”. Una ricostruzione fin da subito contestata dai familiari della vittima e dai suoi legali, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, che avevano contestato diverse lacune nell’indagine, originariamente coordinata dal capo vicario della procura, Mario Venditti, prima della nomina del nuovo procuratore Fabio Napoleone.

Ucciso in piazza a Voghera, le tante anomalie dell’indagine - Innanzitutto l’autopsia eseguita a meno di dodici dalla morte, senza che venissero informati i legali della vittima, domiciliata da anni presso lo stesso studio legale per diversi procedimenti penali legati a episodi di piccolo spaccio e disturbo della quiete pubblica. Vengono contestualmente ignorati i video delle telecamere della piazza, poi recuperati dai legali della parte offesa. Filmati che dimostrano come Adriatici e El Boussettaoui non si incontrano casualmente nella piazza pochi secondi prima che il politico leghista spari, ma che l’ex assessore pedina il ragazzo per circa dieci minuti. Con un preciso momento in cui i due si incrociano, nei pressi della chiesa di San Rocco, meno di duecento metri dal luogo della tragedia.

Le stesse telecamere mostrano come Adriatici si muova liberamente all’interno della scena del crimine dopo aver sparato, mentre i carabinieri svolgono i rilievi. In più il leghista parla con un testimone cercando di influenzarne i ricordi. “Hai visto che ha fatto per darmi un calcio in testa? - chiede - . L’importante è quello, che hai visto che stava dandomi il calcio in testa”. Adriatici parla amichevolmente con le forze dell’ordine, usa liberamente il cellulare per telefonare e mandare sms, si saluta con agenti in borghese e va via sulla loro auto sedendosi accanto al posto di guida.

Massimo Adriatici, l’ex sindaco leghista e le pallottole Winchester - Polemiche ci sono state per l’uso di proiettili Winchester calibro 22 Long Rifle, potenzialmente espansivi, cioè capaci di provocare gravi danni aprendosi nel corpo della persona colpita. Su questo e sulle traiettorie dello sparo in piazza la procura, con l’insediamento del nuovo procuratore Napoleone, aveva ordinato nuove perizie ai Ris. Un’altra anomalia riguarda la qualificazione dei fatti, poche ore dopo la tragedia, prima come eccesso di legittima difesa, valutazione poi corretta a penna sul verbale di conferimento di incarico dell’autopsia, con l’indicazione dell’articolo 575 dell’omicidio volontario. L’imputazione però scomparirà nella successiva richiesta di misura cautelare.

Ucciso in piazza a Voghera, le conclusioni della procura sul caso Adriatici - Una linea che i pm non cambieranno più, fino alla chiusura indagini notificata oggi: per la procura, Adriatici si è difeso da una aggressione e ha cercato di difendersi con una reazione sproporzionata all’offesa ricevuta. L’accusa a suo carico è quella di eccesso colposo di legittima difesa. Per la procura, si legge nell’avviso di chiusura delle indagini, il leghista fu “aggredito” dal migrante e una “violenta manata al volto” ne determinò “l’improvvisa caduta a terra e la perdita degli occhiali che inforcava”. Fu quindi “costretto dalla necessità di difendersi dal pericolo attuale dell’offesa ingiusta provocata dall’aggressione in corso” da parte della vittima, la quale “si avvicinava ulteriormente chinando il busto verso di lui per colpirlo di nuovo”. Subito dopo esplose allora un colpo d’arma da fuoco che uccise l’immigrato. Una reazione non proporzionata al pericolo, quindi, ma per colpa e non intenzionale.

Ucciso in piazza a Voghera, legale vittima: “colpo dall’alto, non da terra” - L’avvocato Marco Romagnoli, che assiste insieme a Debora Piazza la famiglia di Youns El Boussettaoui, “contesta radicalmente” le conclusioni della procura di Pavia. “L’autopsia ha stabilito che quel colpo è stato sparato dall’alto verso il basso - commenta il legale -, quindi vuol dire che l’assessore si era già rialzato e non era terra”. Romagnoli ricorda inoltre che il reagire con le armi “deve essere l’unica via possibile” per difendersi, mentre El Bossettaoui è stato ucciso “in una piazza, con intorno della gente che poteva intervenire”. E vi sono altri elementi che i legali dell’immigrato faranno valere “se vi sarà un processo”, dal momento che, con questa ipotesi di reato, l’ex assessore potrebbe anche patteggiare.