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di Ilaria Lonigro

 

La Repubblica, 10 aprile 2012

 

Di ognuno puoi vedere la foto, lo status, la condanna (pure a vita) e il reato. Ma anche gli hobby e gli interessi, le aspirazioni, i gusti. Sono i detenuti della rete di writeaprisoner. Catalogati sul sito, cercano amici di penna o corrispondenze amorose che li salvino dalla solitudine.
“Ciao! Sono Melissa. Sono in carcere dall’ottobre del 2001. È stato un lungo percorso e una lotta ma riesco a farcela ogni giorno. Sono una donna di mente aperta e onesta e non ho paura di dire come la penso”. Melissa Ashton, numero OH3312, cattolica, single, eterosessuale, è nata il 2 marzo del 1979 e potrebbe uscire dal penitenziario di Muncy, Pennsylvania, nel 2040, comunque non prima del 2019. Crimine commesso: omicidio di terzo grado.
Volete contattarla? Potete farlo tramite il sito commerciale writeaprisoner.com: trovate profili dettagliati, con tanto di foto e lettera di presentazione, orientamento sessuale e religioso, di centinaia di detenuti degli Stati Uniti. In mostra per essere notati da qualcuno “fuori” e avviare così una corrispondenza postale che li salvi da anni (a volte vite) di solitudine e dolore. Sono catalogati sotto diverse voci, tra cui l’istruzione, il profilo legale e se ricevono già lettere o meno.
La procedura da rispettare per scrivere a un detenuto è rigidissima, come spiega il sito del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria della Florida. I fogli devono essere di una certa misura e qualità, non si possono mandare Polaroid e si deve fare estrema attenzione ai contenuti delle lettere. Scrivere a un prigioniero non è solo un fatto personale, ma combatte la recidività, come spiega il proprietario del sito, Adam Lovell.
Mantenere un contatto con l’esterno, non sentirsi esclusi dalla società, aiuta i carcerati, una volta fuori, a non ricadere nella delinquenza. Lo confermano le ricerche, tra cui quella di Hoan Bui e Merry Morash pubblicata nel 2010 sul Journal of Offender Rehabilitation. L’idea della corrispondenza tra le sbarre non è nuova. Esistono associazioni, come Human Wright, che fanno arrivare lettere di solidarietà nel braccio della morte. In Italia, la Comunità di Sant’Egidio organizza lo stesso con i condannati di molti Paesi del mondo. Ciò che colpisce di writeaprisoner, però, è l’esibizione sistematica dei detenuti e dei loro dati sensibili, alla portata della curiosità morbosa di chiunque navighi in rete. Sarà per questo che non tutti i governatori degli States hanno permesso questo servizio?