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di Franco Stefanoni

Corriere della Sera, 18 dicembre 2022

L’Associazione nazionale dei magistrati contesta il proposito di “riformare la Costituzione” da parte del Guardasigilli, che aveva detto: “Cambiarla non è blasfemo”.

Scontro a distanza tra l’Anm (Associazione nazionale magistrati) e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “Non c’è nulla di liberale nelle riforme” costituzionali “che il ministro Nordio sta annunciando”, ha detto il presidente dell’associazione Giuseppe Santalucia, durante il comitato direttivo di oggi (venerdì il Guardasigilli aveva infatti annunciato: “Nulla di blasfemo a cambiare la Costituzione”). Questo mentre Nordio, a Venezia a margine di una riunione degli avvocati del Nord Est, argomentava: “Il Codice penale italiano è firmato da Benito Mussolini. La contraddizione è che si parla di reati di apologia del regime fascista, che vengono puniti in base a un codice fascista firmato da Mussolini e Vittorio Emanuele III, mentre abbiamo un codice di procedura penale firmato da un eroe della Resistenza, che è stato demolito, perché in contrasto con la Costituzione nata dalla Resistenza. Se questa non è una contraddizione non saprei come altro chiamarla e va risolta”. E ancora, Santalucia: “Credo che il nostro sistema di garanzie democratiche non possa fare a meno di azione penale obbligatoria e unità delle carriere: se si toccano questi capisaldi non si fa un riforma in senso liberale ma si pongono le premesse per un controllo politico sull’azione penale”. Mentre Nordio aveva già sottolineato: “C’è l’esigenza di una separazione vera tra pm e giudice, l’obbligatorietà dell’azione penale è un intollerabile arbitrio”.

Lo scontro - La questione più sentita è stata quella delle intercettazioni. “Quello alle intercettazioni sembra un attacco a freddo”, ha detto Santalucia, ricordando che ci sono state già due riforme in materia negli ultimi anni, nel 2017-2018 e poi nel 2020, per cercare di rendere pressoché impossibile che le intercettazioni non rilevanti vadano all’esterno: “Non credo che ci siano stati casi che segnano una lacuna nella normativa”, come invece “in passato è accaduto”, e “ciononostante il ministro Nordio ha ripreso un vecchio tema”. Tema su cui il ministro ha invece ribadito: “Bruxelles sta dimostrando quello che avevamo fatto con il Mose, che è l’ultima inchiesta che ho coordinato. Le intercettazioni devono essere solo uno strumento per la ricerca della prova e non la prova in sé”. Ma proprio l’inchiesta belga è stata presa a esempio dall’Anm a sostegno dell’utilizzo delle intercettazioni. “Credo che la cronaca di oggi, e penso a quello che sta succedendo in Belgio con un’indagine che si è giovata fortemente delle intercettazioni”, ha incalzato Santalucia, “si sia incaricata di smentire l’ordine delle priorità del ministro”.