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di Viviana Lanza

Il Riformista, 16 marzo 2022

Nella relazione annuale discussa dal presidente Urso al Senato il monito alle Procure: “I magistrati infrangono la direttiva europea per la quale siamo sotto infrazione. Deve intervenire li ministro della Giustizia”.

“Nella relazione del Copasir sul sistema di intercettazioni abbiamo denunciato come perduri una situazione di assoluta discrezionalità su modalità e criteri con cui vengono affidati i mandati ad eseguire le intercettazioni giudiziarie, anche in merito alla conservazione o alla distruzione delle stesse”. È uno dei passaggi dell’intervento del presidente del Copasir, Adolfo Urso, in occasione della discussione al Senato sulla relazione annuale sull’attività svolta dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022.

Il Riformista, la scorsa settimana, ha raccontato le criticità che ruotano attorno allo strumento investigativo delle intercettazioni, le opacità segnalate anche nella relazione del Copasir, i dubbi relativi alle garanzie sull’integrità del dato raccolto durante le attività di intercettazione e sulla trasparenza dell’intera filiera. “Ricordo a tutti che siamo sotto infrazione europea - ha aggiunto Urso - perché le Procure non intendono attuare quanto previsto in una precisa direttiva europea e quanto stabilito dalla legge italiana. Aspettiamo che il ministro della Giustizia mantenga quel che si era impegnata a fare nel corso dell’audizione”.

Si attende, quindi, che la ministra Marta Cartabia affronti il problema regolando meglio questo complesso e cruciale aspetto delle attività di indagine. Sappiamo, infatti, che ormai quasi non c’è indagine che non nasca da una conversazione spiata. Sappiamo anche che, da strumento straordinario di raccolta della prova, l’intercettazione è diventata non solo lo strumento di prova più amato dai pubblici ministeri ma addirittura il mezzo per cercare la notizia di reato.

Al di là di questo, poi, si pongono questioni in relazione alle modalità con cui le intercettazioni vengono custodite e archiviate, ai margini di discrezionalità dei pm nella scelta di una o di un’altra azienda a cui rivolgersi per avere il supporto tecnico alle attività di captazione, al rispetto delle norme a partire da quella che obbliga all’utilizzo di server ubicati nei locali delle Procure e non altrove. “Oggi finalmente discutiamo in modo compiuto di Sicurezza nazionale sulla base della relazione annuale del Copasir. È una novità importante - ha sottolineato Urso.

In passato non è mai avvenuto. La legge 124 del 2007 prevede, infatti, la relazione annuale del Copasir e analoga relazione annuale della Presidenza del Consiglio. Non sono state mai esaminate né in Aula né in una Commissione del Parlamento”. “Per questo - ha aggiunto - a nome del Comitato, ringrazio la Presidenza e i gruppi parlamentari di averne condiviso la necessità e spero che ciò accada ogni anno con una specifica sessione parlamentare”.

E ha concluso: “In questi quindici anni c’è stato solo un dibattito tematico su un problema, quello delle intercettazioni, su cui peraltro siamo stati costretti a fare noi stessi una relazione al Parlamento il 21 ottobre dello scorso anno”. Relazione in cui si mette in risalto, in particolare, “un duplice contrasto”. Il primo riguarda il costo dell’attività di intercettazione inteso come spesa di giustizia, “con la conseguenza - si spiega nella relazione - che l’affidamento di tale attività non soggiace all’obbligo di controllo da parte della Corte dei Conti mentre il Consiglio di Stato è orientato nel qualificare gli affidamenti dei servizi di intercettazioni telefoniche e ambientali, da parte delle Procure, come contratti secretati”.

Il secondo elemento di opacità sta nel contrasto tra l’indirizzo dato dalle norme europee e la giurisprudenza interna, contrasto “che deve essere necessariamente superato, anche per evitare l’infrazione europea cui l’Italia è stata sottoposta”.

Inoltre, “malgrado le rassicurazioni fornite, il Governo non è ancora intervenuto per affrontare le problematiche di questo settore, anche nella direzione di individuare dei requisiti di base unici a cui gli operatori si debbano attenere, come accade in altri settori per i quali è previsto un processo di qualificazione degli operatori economici”.