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di Liana Milella

La Repubblica, 11 gennaio 2024

Non sarà più possibile trascrivere le intercettazioni di terze persone coinvolte nelle indagini, proprio per evitare che possano essere pubblicate. Una norma anche a tutela degli imputati e degli avvocati, perché le loro conversazioni, su proposta del forzista Zanettin, saranno distrutte. L’abuso d’ufficio ormai, come reato, è “morto”. A deciderlo è stata la maggioranza al Senato col pieno sostegno di Italia viva. E Azione è con loro. Ma gli abusi d’ufficio proseguiranno ugualmente, e nel codice penale ci sarà un “buco” che i magistrati, messi di fronte a una denuncia di un cittadino, dovranno “riempire” cercando un altro possibile reato da contestare. La Lega, con Giulia Bongiorno, continua a porsi proprio questo problema, tant’è che la sua insistenza lascia una traccia anche nella relazione introduttiva al disegno di legge Nordio, laddove è scritto che “resta ferma la possibilità di valutare in prospettiva futura specifici interventi additivi volti a sanzionare, con formulazioni circoscritte e precise, condotte meritevoli di pena in forza di eventuali indicazioni di matrice euro-unitaria che dovessero sopravvenire”.

Una frase che dimostra non solo la spinta di Bongiorno, che aveva già ottenuto dal Guardasigilli Carlo Nordio un impegno in questa direzione, ma anche la consapevolezza dello stesso governo di un possibile vuoto legislativo, nonché del rischio che sia la stessa Europa a richiamare l’Italia al suo dovere di partner. Come ha spiegato a Repubblica il giurista milanese Gian Luigi Gatta il prossimo voto europeo è destinato a interrompere il voto sulla direttiva Ue anticorruzione, che l’Italia ha respinto, e che impone come obbligatori i reati di abuso d’ufficio e traffico di influenze, e che verrà riproposta con il nuovo Parlamento.

Sull’abuso d’ufficio e sulla stretta sulle intercettazioni, i due corni del ddl Nordio, la maggioranza va avanti. La commissione Giustizia del Senato chiuderà giovedì mattina i voti sul ddl tra le proteste dell’opposizione che ci sono state anche per le intercettazioni. Dove Nordio - prim’ancora che il responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa proponesse alla Camera il bavaglio sull’ordinanza di custodia cautelare - aveva imposto a giugno 2023 il divieto di pubblicare tutti gli ascolti che riguardassero terze persone coinvolte nelle indagini, a meno che esse non fossero espressamente citate nei provvedimenti degli stessi giudici, nell’ordinanza, nei decreti di sequestro o perquisizione, nelle ordinanze del tribunale del riesame o della Cassazione. E mentre la norma Costa, contenuta per ora solo in un ordine del giorno, dovrà “entrare” in una futura legge, il ddl Nordio una volta approvato diventerà subito operativo.

Da una parte dunque si cancellano i reati come l’abuso e si depotenzia il traffico di influenze, dall’altro si agisce sulla libertà di stampa. “Alla faccia del garantismo - come dice il capogruppo del Pd in commissione Giustizia di palazzo Madama Alfredo Bazoli - questa maggioranza non solo impedisce che le prove entrino nel processo, come nel caso di vietare la trascrizione delle intercettazioni di terze persone, ma vieta anche che esse possono essere conosciute dall’opinione pubblica”. Perché, aggiunge Walter Verini, comunque andrebbe garantito “il bilanciamento di due principi, il diritto ad evitare gogne mediatiche e a rovinare la reputazione di presunti innocenti con quello della libertà di informazione che oggi viene messo sotto attacco”. Una linea su cui è perfettamente d’accordo Italia viva che, con Ivan Scalfarotto, ripete che il suo partito “è contrario a che si massacrino le persone sui giornali”.

In vista del voto definitivo che avverrà giovedì mattina, la presidente Bongiorno sostiene che “c’è un equilibrio in questo provvedimento e tutto procede”. Nel frattempo la maggioranza falcidia tutti gli emendamenti, sia del Pd che degli altri gruppi di opposizione, sulle intercettazioni esattamente come è accaduto già sull’abuso d’ufficio. E se il capogruppo di Iv al Senato Davide Faraone dice alla segretaria del Pd Elly Schlein “di ascoltare di più i propri amministratori, prima di assecondare il M5S e fare battaglie campali in parlamento”, l’ex Guardasigilli del Pd Andrea Orlando insiste sul fatto che “si rischia di lasciare un vuoto che verrà riempito dall’applicazione di altre fattispecie creando le condizioni di un danno reputazionale per l’indagato più grande di quello che può comportare un avviso di garanzia per abuso d’ufficio”.

Ma i “danni” della maggioranza vanno di pari passo sia contro i magistrati che contro la stampa. Qui c’è il capitolo sulle intercettazioni che sarà votato domani. Nessuna possibilità di pubblicare più quelle che riguardano le terze persone coinvolte nelle indagini, che appunto non potranno più finire sui giornali a meno che esse non siano contenute espressamente negli atti dei giudici. È ovvio che questo spingerà proprio i giudici a non mettercele più. Un bavaglio che si aggiunge al bavaglio di Costa. In più il capogruppo di Forza Italia Pierantonio Zanettin propone e ottiene di distruggere del tutto le intercettazioni tra l’avvocato e il suo assistito, che fino a oggi non si potevano usare nel processo né tantomeno pubblicare ma comunque restavano agli atti. D’ora in poi non ci saranno più. Tutto questo è garantismo? Forse qualcuno si accorgerà che così si danneggiano anche indagati imputati.