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di Manuela Galletta

La Stampa, 28 gennaio 2023

Sulla riforma Cartabia: “Questa legge ha seguito una strada apparentemente efficace ma semplice: eliminiamo i fascicoli. Ma eliminare i fascicoli è un’operazione burocratica, fare processi significa dare giustizia”. Diminuisce, seppur in maniera sensibile, il numero di omicidi e tentati omicidi (inclusi quelli legati alla criminalità organizzata), ma si avverte un aumento dei reati che hanno minori protagonisti, siano essi carnefici o vittime.

Una deriva che va di pari passo alla “crisi di valori” alimentata (anche) da genitori sempre più assenti e da una scuola troppo remissiva. Nella tradizionale conferenza stampa che anticipa l’inaugurazione dell’anno giudiziario nelle sedi di Corte d’Appello, il procuratore generale di Napoli Luigi Riello scatta la fotografia delle criticità e delle note positive di un anno di attività giudiziaria nel distretto di Napoli, senza dimenticare di toccare i temi di stringente attualità come la riforma Cartabia o il rovente dibattito sulle intercettazioni.

Procuratore Riello, partiamo proprio dalle intercettazioni. Il ministro Nordio parla di “abuso”...

“A livello di questo distretto non mi risulta che si sia fatto un uso eccessivo di questo strumento di indagine. Se poi parliamo di gogna mediatica, parliamo di altro. La legge ha fatto una distinzione tra segretezza di atti e loro pubblicabilità: se un’intercettazione entra in un’ordinanza di custodia cautelare non è segreta, ma non è pubblicabile. Ma se si imbocca questo terreno, i giornalisti parlano di bavaglio alla stampa. Mettere insieme le esigenze di indagine e la tutela della dignità della persona è molto difficile, ma io credo che siamo in un momento in cui le fughe di notizie, le conversazioni relative a fatti privati e comunque non aventi rilevanza processuale, si sono ridotte quasi a zero”.

La possibile stretta sulle intercettazioni di cui si parla da settimane potrebbe riguardare anche i reati di corruzione. Cosa ne pensa?

“C’è un legame profondo tra i reati di mafia e di pubblica amministrazione. Pensiamo ad esempio a cosa è accaduto nel 2022 vicino a noi: i comuni di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia sono stati sciolti per infiltrazioni camorristiche. Questa è una delle tante dimostrazioni che queste tipologie di reati vanno a braccetto. Scindere questi reati significa approcciare in modo sbagliato al fenomeno criminale, avere una visione schematica della criminalità, che non riflette la fluidità e la complessità della realtà, che non si distingue per compartimenti stagni”.

Anche sulla riforma Cartabia ha delle riserve...

“La legge Cartabia viene criticata da tutti i procuratori generali di Italia, e anche da buona parte della magistratura. A mio parere questa legge ha seguito una strada apparentemente efficace ma semplice: eliminiamo i fascicoli. Ma eliminare i fascicoli è un’operazione burocratica, fare processi significa dare giustizia. Le vere vittime di questo tipo di politica giudiziaria sono i cittadini onesti, le persone offese, perché parlare di errore nel rendere perseguibile a querela reati anche particolarmente gravi e allarmanti è forse poco”.

Procuratore, qualche esempio concreto dell’impatto negativo di questa legge nella lotta alla camorra...

“Il reato di sequestro di persona diventa perseguibile solo su querela. Non ci vuole la zingara, a Napoli, per capire che ci saranno sempre intimidazioni alle persone offese per non sporgere querela. E poi dobbiamo valutare quanto pesano queste regole sulle forze dell’ordine: si può arrestare in flagranza di reato, ma poi ci vogliono 48 ore per cercare le parti offese e verificare se vogliono sporgere querela. Non è un’operazione semplice”.

Quindi la riforma va nella direzione sbagliata?

“La strada imboccata, pur nel tentativo buono nelle intenzioni di volere dare delle risposte sul Pnrr, è stata però una risposta che rischia, se non razionalizzata, di attaccare le difese immunitarie dello stato di diritto”.

Procuratore, stringendo l’obiettivo sul distretto di Napoli come è cambiato il fenomeno criminale nel 2022?

“Sono diminuiti i reati di sangue, omicidi e tentati omicidi. Ma questo ovviamente non significa che la camorra è stata sconfitta. Semplicemente si spara di meno, ma si fanno più affari. Contestualmente c’è stato un aumento dei reati di furti, rapine, estorsione, nonché un boom dei reati informatici che tra il 2021 e il 2021 ha fatto registrare un +92,17%”.

I dati evidenziano anche un particolare allarme per i reati commessi da minori...

“Purtroppo sono diventati frequenti gli accoltellanti tra minorenni. Come ha sottolineato anche il procuratore per i minorenni di Napoli, stiamo assistendo a una “guerra di sguardi”. Basta uno sguardo per innescare accoltellamenti e azioni violente”

Da cosa dipende questa aggressività nei giovanissimi?

“Stiamo assistendo a una vera e propria crisi di valori. Abbiamo genitori assenti da un lato ma anche una scuola che non educa al sacrificio e all’impegno. Oggi il 99,7% degli studenti viene promosso, moltissimi anche con la votazione del 100, ossia il massimo… Siamo pieni di geni, ma qualche dubbio io lo nutro. Oggi abbiamo ragazzi di 13 anni che di notte vanno per strada da soli. E abbiamo ragazzi esposti alle insidie delle Rete e che non hanno tutela”

Che intende?

“Sappiamo che ci sono videogiochi che istigano a far male agli altri o istigano ad atti di autolesionismo. Questi ragazzi sono lasciati soli di fronte a queste insidie. Occorrono delle regole per controllare la Rete che è ormai fuori controllo”.

La crisi di valori riguarda solo i minori?

“Assolutamente no… Il fatto che nel centro storico di Napoli si sarebbe messo in vendita il cappotto di montone simile a quello indossato da Matteo Messina Denaro e che qualcuno lo compri è un fatto di una tristezza incredibile. Se fosse uno scherzo, sarebbe di cattivo gusto ma non credo che lo sia. Indica invece un capovolgimento di valori in atto. E l’episodio non è unico”.

Ci dica…

“Penso ad esempio ai murales che raffiguravano alcuni ragazzi morti e sono stati fatti per celebrare la criminalità. Mi dispiace che questi ragazzi siano morti, ma non sono morti morti cadendo da un’impalcatura o, come accade ad alcuni carabinieri e poliziotti, svolgendo il proprio lavoro, ma facendo rapine. Mostrare la loro effige significa che per quel quartiere quelle persone sono eroi”.

Cosa si può fare e si deve fare?

“Si deve lavorare per bonificare e diffondere la cultura della legalità. E la società civile, la borghesia devono fare la loro parte”

Non lo fanno?

“C’è una scarsa reattività della borghesia degli intellettuali, la società civile è silente. Torno a Torre Annunziata e Castellammare: nonostante siano state ampiamente diffuse dai giornali le ragioni dello scioglimento di questi due comuni, c’è stata una scarsa reattività della società civile. Non c’è stata una reazione vera. Sono rimasto scandalizzato nel verde che qualcuno dei politici faceva campagna elettorale per le Politiche, facendosi fotografare, come se nulla fosse”.