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di Simona Musco

Il Dubbio, 12 settembre 2023

La costituzionalista Violini smentisce l’alert degli azzurri: “La retroattività? Nessun problema”. Domani stop agli emendamenti. La retroattività del dl che allarga l’uso delle intercettazioni? Non presenta problemi di costituzionalità. A dirlo ieri in audizione nelle Commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia è stata Lorenza Violini, professoressa ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università statale degli Studi di Milano, il cui intervento è stato chiesto dal gruppo Noi moderati. Un intervento che, di fatto, ha confermato la natura innovativa della norma, così come segnalato dall’ufficio legislativo di Forza Italia, ma non i problemi relativi alla disposizione transitoria, che applica ai processi in corso la nuova disciplina.

Stando al decreto, pensato dal governo per placare gli animi all’interno della magistratura dopo le uscite del ministro della Giustizia Carlo Nordio sul concorso esterno, sarà possibile utilizzare gli strumenti previsti per la lotta alla criminalità organizzata - trojan compresi - anche in assenza della contestazione del reato associativo, qualora i reati siano aggravati dalla modalità mafiosa. Una norma inserita in un decreto legge che arriva, però, un anno dopo la sentenza della Cassazione che contiene l’orientamento criticato dalla magistratura antimafia, sentenza che, di fatto, considerava illegittimi gli strumenti antimafia in assenza di una contestazione per associazione mafiosa. L’esame del decreto in Commissione si concluderà a stretto giro, per portare il testo in aula alla Camera entro il 24 settembre. E Forza Italia è pronta a presentare emendamenti che vanno nella direzione della scheda stilata dall’ufficio studi, scheda alla quale, ha dichiarato al Dubbio il deputato azzurro e componente della Commissione giustizia Tommaso Calderone, “aderisco in pieno”.

Nel documento, la cui pubblicazione ha provocato non pochi malumori in Forza Italia, si sostiene, di fatto, l’incostituzionalità della norma, almeno nella parte che rende la nuova disposizione retroattiva. Ma per sapere quale sarà la posizione ufficiale del partito toccherà attendere giovedì, giorno in cui verranno depositati gli emendamenti. L’unica proposta che al momento trapela, e che porterebbe la firma proprio di Calderone, è quella di prevedere, all’articolo 268 secondo comma del codice di procedura penale - che stabilisce la trascrizione sommaria del contenuto delle intercettazioni -, che nel verbale redatto dalla polizia giudiziaria non vengano trascritte le conversazioni non ritenute utili alle indagini. Una previsione garantista per evitare la diffusione di informazioni che potrebbero danneggiare inutilmente i soggetti coinvolti.

I sostenitori del dl utilizzeranno la posizione di Violini per dimostrare che non ci sono problemi di costituzionalità. “La giurisprudenza costituzionale, da ultimo la sentenza 39/2001, ha affermato che non è decisivo stabilire se si tratti di una norma interpretativa o innovativa”, ha sottolineato, sgomberando dunque il terreno da uno dei possibili problemi, ma di accertare se la retroattività trovi “adeguata giustificazione, sul piano della ragionevolezza, che non contrasti con altri valori e interessi costituzionalmente protetti”. Affinché la retroattività sia costituzionalmente legittima, dunque, “deve essere ragionevolmente giustificata da motivi imperativi di interesse generale - ha evidenziato - così da bilanciare l’effetto retroattivo a danno dei diritti acquisiti dai soggetti interessati, motivi che il governo ha correttamente esplicitato”.

Argomentazioni totalmente diverse quelle esposte dal presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, Gian Domenico Caiazza, che ha espresso “preoccupazione e allarme” prima ancora che per il contenuto per le modalità: l’intervento normativo, infatti, sarebbe giustificato, almeno apparentemente, “dalla ritenuta necessità di intervenire a correggere un orientamento giurisprudenziale in realtà espresso da una sentenza di oltre un anno fa”. E ciò porrebbe un problema “di compatibilità della ritenuta urgenza”, perché, di fatto, l’intervento del legislatore mira a “riformare un orientamento giurisprudenziale”, un fatto grave che si basa sul falso assunto dell’esistenza di un contrasto che in realtà non ci sarebbe.

Tale intervento comporterebbe, perciò, “il più ampio e straordinario allargamento della capacità intrusiva dello strumento intercettativo che sia conosciuto nella storia repubblicana”, ha aggiunto. In maniera “incostituzionale”, laddove si mira a renderlo retroattivo. L’ideale, ha dunque concluso, è che tale “inciampo”, con il quale “il legislatore scavalca la Cassazione ritenendola eccessivamente garantista”, non veda mai la luce.

Ma nel caso in cui non si volesse abrogare la norma ha auspicato “per lo meno che si consideri di limitare l’ipotesi aggravata” nei casi in cui viene agevolata l’associazione mafiosa, escludendo, dunque, quella in cui viene evocata la sua forza. Le audizioni continuano oggi, con l’intervento, tra gli altri, del procuratore nazionale Giovanni Melillo e del costituzionalista Alfonso Celotto.