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di Andrea Aversa

L’Unità, 6 dicembre 2023

Zuncheddu è libero dopo essere stato ingiustamente detenuto per 32 anni. Si dovrà rifare il processo. Cosa fareste se sapreste che la vostra libertà, la vostra vita, potrebbe essere affidata a persone incompetenti e pagate una miseria? Avreste ancora fiducia nella giustizia, nella politica e nelle istituzioni? Probabilmente no. Soprattutto quando in Italia ci sono storie come quella di Beniamino Zuncheddu, scarcerato dopo essere stato detenuto ingiustamente per 32 anni. Prigioniero di una falsa accusa di omicidio. In pratica e in attesa della revisione del processo, quest’uomo - ritenuto per sbaglio un assassino - ha perso gran parte della sua esistenza a causa di svariati errori giudiziari. Passi falsi commessi durante le indagini, commessi nella gestione delle testimonianze (proprio il ‘super testimone’ al centro dell’inchiesta ha ritrattato le sue dichiarazioni affermando di aver subito pressioni dalle forze dell’ordine, desiderose di trovare al più presto un colpevole) e commessi nella trascrizione delle intercettazioni.

Ed è su questo argomento sul quale ci focalizzeremo. In occasione del XIII Congresso degli iscritti italiani al Partito Radicale, svoltosi a Roma lo scorso 4 novembre e registrato da Radio Radicale, l’analista fonico forense Walter Macialis ha potuto descrivere in modo chiaro come funziona il ‘sistema’ delle trascrizioni delle intercettazioni. E lo scenario descritto è stato davvero drammatico. Soprattutto se consideriamo il fatto che le intercettazioni sono spesso la prova principale a disposizione, prima di un magistrato e in seguito di un giudice in sede processuale. Ma le registrazioni sono anche un’opportunità per i giornalisti di fare uno scoop e dare inizio alla classica gogna mediatica. Insomma, le intercettazioni se utilizzate male non sono più uno strumento volto al raggiungimento della verità ma un’arma utile per i propri scopi professionali.

Chi è Beniamino Zuncheddu: la storia - E in Italia, in questo settore, di professionalità ce n’è ben poca. Secondo quanto spiegato da Marcialis nel Belpaese lo Stato spende circa 250 milioni di euro l’anno per tutte le tipologie di intercettazioni: telefoniche, ambientali e informatiche. Per rielaborare quelle relative al ‘caso-Zuncheddu’ ci sono voluti circa 3 anni. A trascrivere le varie registrazioni ci pensano specifiche società. Primo elemento degno di nota: non esistono profili professionali e standard qualitativi particolari, richiesti dalle procure, per lo svolgimento di quest’attività. Così come non esistono dei centri o dei laboratori tecnici dotati delle dovute strumentazioni, fatta eccezione per le sedi dei Ris a Roma e Reggio Calabria. A nominare i periti è il Tribunale. In tutta Italia ci sono sì e no cinque professionisti di settore che fanno prettamente questo lavoro.

Beniamino Zuncheddu: vittima della (mala) giustizia italiana - Tale prassi come è regolamentata? E qui veniamo al secondo e fondamentale elemento: nel 2023, nell’era dell’intelligenza artificiale, il ‘sistema-intercettazioni’ e conseguenti trascrizioni, risponde a una legge del 2002 (vent’anni fa!). Secondo questa norma, privati cittadini possono essere incaricati di sbobinare le registrazioni. Qual è la paga prevista? Due euro netti l’ora, per otto ore di lavoro al giorno! A sua volta, tale dispositivo, ha modificato un decreto regio, per il quale le intercettazioni erano trascritte da dipendenti pubblici, il cui compenso veniva valutato come straordinario. Marcialis ha raccontato che molto spesso sono studenti senza alcuna esperienza che per racimolare qualche soldo si cimentano in questo lavoro. Ci rendiamo conto dell’assurdità? Eppure, ad oggi, l’argomento intercettazioni è ancora un tabù.

Beniamino Zuncheddu: le intercettazioni - Sapete chi ha fatto parte del team di periti che hanno trascritto le intercettazioni relative al caso di Zuncheddu? Un dj per feste di bambini! E se pensiamo che un dj è diventato ministro della Giustizia, effettivamente tutto torna. Passiamo ora agli aspetti tecnici e pratici che dimostrano quanto il ‘sistema-intercettazioni’ andrebbe riformato, perché vittima di un vuoto legislativo. Secondo una sentenza della Cassazione, l’attività di trascrizione delle registrazioni è prettamente meccanica. Marcialis ha spiegato che è assolutamente - da un punto di vista pratico - falso. Almeno per quanto riguarda l’Italia.

Il sistema delle intercettazioni - Il nostro è un paese dai tanti dialetti e caratterizzato da una comunicazione non verbale che rende il contesto nel quale è intercettata una conversazione, di difficile comprensione. Non solo, spesso si parla per antifrasi, ovvero si afferma qualcosa dichiarando l’esatto contrario. Altra prova che dimostra quanto sia impossibile seguire il principio di normalizzazione della lingua (metodo valido per la trascrizione di libri e / o manoscritti), per le intercettazioni? Il numero di vocali che abbiamo a disposizione: nella lingua italiana sono cinque; ad esempio, nel dialetto napoletano e in quello sardo, sono rispettivamente 7 e 9.

Walter Marcialis al congresso del Partito Radicale - Poi ci sono i mezzi, le tecnologie. Marcialis ha spiegato che nelle procure, all’interno delle sale dove vengono ascoltate e trascritte le intercettazioni, vi sono postazioni da 600 euro (stiamo parlando di un pc e di un paio di cuffie). Quelle che invece usa l’analista hanno un valore di migliaia di euro, tra software e hardware (solo le cuffie possono costare anche 1000 euro). Infine, Marcialis ha posto l’attenzione sullo squilibrio che c’è tra accusa e difesa in relazione al processo: i pareri degli inquirenti hanno più peso di quelli dei difensori. Ma c’è una differenza, ha ribadito l’analista, se un investigatore, un esponente delle forze dell’ordine, sbaglia a trascrivere una registrazione, commette un semplice errore. Se a fare lo stesso sbaglio è un professionista, quest’ultimo è perseguibile per legge.

L’evento su Radio Radicale - Insomma, ecco a quale sistema i cittadini italiani - del tutto inconsapevoli - affidano la responsabilità della propria libertà e della propria vita. Questa ‘ignoranza’ ha portato Beniamino Zuncheddu a farsi da innocente 32 anni di carcere. Una storia di inciviltà, propria di un Stato irrispettoso del diritto. Eppure, tali errori hanno colpito migliaia di persone. E questa barbarie continua ad accadere continuamente nella totale indifferenza.