sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Mariano Sisto

Corriere della Sera, 28 luglio 2023

Nel rapporto di Save the Children le storie di ragazze e ragazzi, spesso minorenni, costretti a condividere con i genitori i turni massacranti nei campi agricoli tra Latina e Ragusa.

S. ha 14 anni ma ha iniziato a lavorare a 13: capita che a scuola si addormenti sul banco per la stanchezza accumulata a impacchettare ortaggi e spargere antiparassitari. Fa parte degli “invisibili” per i quali è a rischio l’accesso all’istruzione e alle cure sanitarie: sono i figli dei genitori sfruttati nel lavoro agricolo. Vittime, fin dalla nascita, di una violazione normalizzata dei loro diritti. Sono di origine straniera e le loro storie sono raccolte nel rapporto “Piccoli schiavi invisibili” diffuso da Save the Children in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che ricorre il prossimo 30 luglio.

Gli invisibili trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, ma per l’anagrafe non esistono. Si concentrano maggiormente tra Latina e Ragusa, distretti strategici per l’agroalimentare italiano. Terre fertili che consentono la coltivazione intensiva, quindi avide di manodopera anche per la raccolta e l’imballaggio dei prodotti agricoli. Non a caso è in queste due aree che sono nati i due mercati ortofrutticoli più importanti del Paese, il Mof - Centro agroalimentare all’ingrosso di Fondi e L’Ortomercato di Vittoria.

“Maestra, papà è morto di lavoro”, ha detto con grande lucidità G., 9 anni, dopo che il padre è stato stroncato a 40 anni da un infarto mentre lavorava nei campi. I lunghi orari di lavoro dei genitori, l’assenza di mediazione linguistica e di asili e scuole di prossimità costringono i piccoli a restare da soli chiusi in casa o seguire la mamma e il papà al lavoro.

Molto spesso questo si traduce in un coinvolgimento diretto dei minori nello sfruttamento lavorativo, già a partire dai 12-13 anni, con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno. Si può trattare di un lavoro a tempo pieno o, più spesso, limitato al tempo extra-scolastico quotidiano o estivo. Così diventa difficile fare i compiti e si arriva in ritardo alle scuole superiori, a 16 o 17 anni. “Lo sanno tutti che siamo minorenni - racconta S. - In magazzino ci portano quello che raccolgono nelle serre, abbiamo tipo delle vaschette, le mettiamo sopra alla bilancia e pesiamo i pomodori. Ogni vaschetta non deve essere più di 520/530 grammi”.

Storie che si intrecciano con i dati allarmanti sul lavoro minorile diffusi recentemente da Save the Children: in Italia si stima che tra i 14-15enni che lavorano, il 27,8% (circa 58.000 minorenni) abbia svolto lavori particolarmente dannosi per il proprio sviluppo educativo e per il benessere psicofisico. Tra i minorenni intervistati che hanno dichiarato di aver avuto esperienze lavorative, il 9,1% è impiegato in attività in campagna.

La barriera della burocrazia, inoltre, rende difficile dove non impossibile l’iscrizione all’anno scolastico, l’ottenimento della residenza o del codice fiscale, l’assegnazione del medico o del pediatra e l’accesso ai bonus per i servizi mensa e trasporto. Un terreno paludoso ma fertile al tempo stesso per lo sviluppo di una forma di caporalato dei servizi, che offre ogni tipo di supporto a pagamento, fuori da ogni controllo.

Per questo, nel 2022 Save the Children ha scelto la Fascia Trasformata di Ragusa per avviare, tra gli altri, il progetto “Liberi dall’invisibilità” nei territori di Vittoria e di Marina di Acate, grazie anche alla collaborazione con altri enti del territorio e alla partnership con l’Associazione “I tetti colorati” e la Caritas Diocesana di Ragusa. O il progetto “Vie d’uscita”, lanciato nel 2012 per individuare e immettere ragazze e ragazzi in percorsi di fuoriuscita dai circuiti della tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo. “È fondamentale innanzitutto riconoscere l’esistenza di questi bambini, assicurare ad ognuno di loro la residenza anagrafica, l’iscrizione al servizio sanitario e alla scuola e i servizi di sostegno indispensabili per la crescita”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice programmi Italia-Europa di Save the Children. “Spero che gli altri ragazzi non siano costretti a passare quello che ho passato io - racconta Aycha, che oggi ha ventun anni - Rimanere isolati, non avere i mezzi, lavorare nelle serre, ma gli auguro di poter essere come tutti i ragazzi della mia età dovrebbero essere”.