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di Barbara Cottavoz

La Stampa, 4 giugno 2022

È nato da un’idea che si è rivelata sbagliata mentre questa è giustissima. “Io ero il Milanese” è il podcast scritto e ideato per Raiplay Sound da Mauro Pescio, novarese, 47 anni, trasferito a Roma per lavorare come autore radiofonico e attore.

Le 14 puntate raccontano la vita di Lorenzo S., rapinatore condannato a 57 anni di carcere poi liberato per un’improvvisa svolta: lui di sé dice che non è un eroe e che la sua è “la storia di tanti fallimenti e disastri che però a un certo punto sono stati riconosciuti tali”. E su questo ha puntato Pescio nella narrazione a due voci: “Molto più di una vicenda di crimine, dimostra come nella vita sia possibile toccare il fondo e risalire”.

Come è cominciato “Io ero il Milanese”?

“Nel 2017, grazie a contatti con la rivista “Ristretti Orizzonti” e la sua direttrice Ornella Favero sono entrato nel carcere di Padova per un progetto dedicato ai vizi capitali. Una volta lì, a contatto con i detenuti, mi sono reso conto che era un lavoro troppo intellettuale e meno importante rispetto alle persone che avevo davanti. Non mi ci riconoscevo più. Però qualche tempo dopo mi ha telefonato Favero e, in modo concitato, mi ha detto che qualcuno stava uscendo ed era un fatto clamoroso. Così sono andato a conoscere Lorenzo”.

Com’è stato l’incontro?

“Era fuori da 2 settimane, ha cominciato a raccontarmi la sua storia e ho subito capito che era molto particolare per la capacità di narrarsi e per la carica umana. Per tutto l’anno sono andato a Padova e abbiamo registrato ore e ore: ho lasciato a lui la scelta dei limiti da porre. È tutto reale, abbiamo solo indicato l’iniziale del cognome e cambiato nome dell’ex compagna”.

Perché la sua storia è particolare?

“Lorenzo è stato rapinatore con reati pesanti sulle spalle ma, ad un certo punto, ne ha preso coscienza ed è diventato punto di riferimento nel recupero dei detenuti. La sua storia travalica la cronaca e dimostra che nella vita pesano tanti fattori, come gli incontri o il caso, ma contano soprattutto l’impegno personale e la determinazione. Lorenzo, che è stato anche in carcere a Novara, lo dice: ha scelto quello che voleva essere, allora come ora. Si è risollevato dai “disastri” della sua vita e questo riguarda ognuno di noi. Ci indica che cambiare è sempre possibile”.

Quando è stato registrato il podcast?

“Ho proposto il progetto a Raiplay Sound in autunno e ho trovato terreno fertilissimo: è stata colta l’importanza sociale del racconto, da vero servizio pubblico. Con Lorenzo abbiamo ri-registrato quasi tutto mantenendo solo il 30% dell’originale che in alcune parti aveva più freschezza e immediatezza”.

E il filo della narrazione?

“Ho cercato di avvicinarmi al racconto di Lorenzo senza pregiudizi ma anche senza assecondare troppo quel fascino del crimine che può apparire. Ma che non c’è, come dice lui stesso: in vent’anni ha vissuto si è no tredici mesi fuori dal carcere”.