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di Andrea Pasqualetto

Corriere della Sera, 9 febbraio 2023

Trieste, Fausto Muccin, ex perito chimico, è uno degli undici nomi sotto indagine: “Temo la fine di Zornitta”. Un altro è Luigi Benedetti: “Uno choc, non so se darò il Dna”. L’avvocato Devetag: “Un mio cliente ha perso 5 chili”.

Uno parla di choc, un altro di paure, un terzo ha perso cinque chili... Per quanto la procura di Trieste abbia cercato di indorare la pillola ricordando che non c’è alcun elemento nuovo e che si tratta sostanzialmente di un atto dovuto per ragioni tecniche, i nuovi indagati del caso Unabomber non l’hanno presa affatto bene. Sono in undici, ci sono molti pensionati, alcuni ultrasettantenni, dieci di loro erano già stati iscritti e archiviati una ventina d’anni fa nel corso della vecchia indagine sul bombarolo. Ora la procura di Trieste vorrebbe utilizzare le nuove tecniche scientifiche per estrarre tracce genetiche da dieci reperti di altrettante bombe piazzate in quegli anni, dal 2000 al 2007, per compararle con il loro Dna e con quelli inseriti nella banca dati del Dna. La speranza è naturalmente di trovare l’impuntito Unabomber.

“Mi sento osservato” - “Per me questa vicenda è sconvolgente, ora mi sento osservato anche se non c’entro nulla con quel disgraziato. E devo pure prendermi un avvocato per difendermi, io che da buon friulano sarei anche un po’ tiratino coi soldi. Vorrei capire perché”, si preoccupa Fausto Muccin, pensionato di Casarsa della Delizia, uno degli undici. Il perché è in quel sospetto di vent’anni fa, tramontato nello spazio di una perquisizione. “Capisco che potevo rientrare in quel profilo: ero perito chimico, abitavo in zona e vivevo da solo, come ora. Ma quando sono venuti hanno compreso bene che non potevo essere io. Non ho laboratori, sono volontario della croce rossa e non ho preso mai neppure una multa. E poi basta guardarmi per capire che non posso fare del male a una mosca”. Muccin ha una paura: “Io il Dna io lo do ma non mi fido perché se vogliono incastrarti t’incastrano anche se sei innocente, basta vedere quello che è successo a Zornitta che abita non distante da qui, eh”. Così, Muccin. Poi ci sono i gemelli Luigi e Lorenzo Benedetti, cinquantaduenni di Sacile, uno titolare di un’impresa agricola, l’altro di una ditta che affila utensili.

“Non so se darò il Dna” - “Per me è stato uno choc - dice Luigi che si trova all’estero per lavoro. Trovo assurdo che vadano a indagare sempre gli stessi, avevano già fatto tutte le verifiche del caso a quei tempi, che senso ha ripetere tutto di nuovo”. Il Dna? “Non lo so se lo darò, vedremo, se hanno delle prove sì, ma, insomma, ne devo parlare con il mio avvocato”. A difendere buona parte dei nuovi indagati è l’avvocato Alessandra Devetag: “Al momento sono avvocato d’ufficio, se qualcuno mi nominerà di fiducia spero di poter avere un perito che partecipi alle analisi. Sempre che qualcuno voglia assumersi gli oneri di una difesa tecnica che qui sarebbe necessaria. Io penso che abbiano sbagliato a procedere in questo modo, senza tener conto di cosa significhi per queste persone, tutte di una certa età, tornare sotto indagine. Cioè delle ripercussioni psicologiche della vicenda. Io sono in contatto con uno di questi che già aveva sofferto in maniera indicibile all’epoca della prima iscrizione e che ora sta rivivendo lo stesso incubo: lui non parla, non ce la fa, e ha perso 5 chili da quando gli hanno notificato l’atto, il mese scorso”.

Il nuovo nome - L’avvocato Devetag ha qualcosa da ridire sull’indagine: “Trovo allucinante che sia stato concesso a dei giornalisti di entrare in magazzino e di aprire i reperti senza tute e guanti”. Ha già depositato delle deduzioni, entrando nel merito delle singole posizioni, soprattutto rispetto all’unico nuovo nome, Luigi Pilloni, sessantenne di Gaiarine (Treviso), operaio: “Ho evidenziato la fragilità delle presunte prove a suo carico e il fatto che prima di un’indagine sul Dna si potevano fare altre cose. E solo nel caso in cui fossero emersi degli indizi si sarebbe dovuto procedere con l’indagine genetica”. Pilloni è imbarazzato: “Non ho fatto nulla di male e non voglio dovermi giustificare”, telegrafa mentre la moglie rassicura: “Dormo con lui dal 2004, figuriamoci se non mi sarei accorta di qualcosa”.