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ansa.it, 17 gennaio 2023

L’attivista iraniana Leila Hoseinzade, 32 anni, ha descritto in un post sui social media le terribili condizioni di vita a cui sono sottoposte le detenute nel carcere di Adel Abad a Shiraz, nel centro-sud del Paese, rivelando che a molti prigionieri vengono somministrati sedativi e pillole contro l’ansia, con degli effettivi indesiderati ed inaspettati.

“Nella nostra stanza ho visto spesso che le persone rimanevano sveglie solo per quattro ore al giorno - ha raccontato -. Una volta, dopo una rissa sono state date delle pillole a due detenuti che per alcuni giorni non sono stati in grado di parlare correttamente”. Molti prigionieri non hanno accesso agli antidolorifici, ha precisato Hoseinzade che è stata temporaneamente rilasciata dal carcere su cauzione all’inizio di questo mese.

La donna, che ha definito la somministrazione di pillole un orribile “crimine” ed il trattamento medico riservato ai detenuti “allarmante”, ha anche denunciato la crudeltà di alcune guardie carcerarie, il cui obiettivo è “distruggere totalmente la dignità umana”, come quando mostrarono indifferenza di fronte alle gravi condizioni di salute di una detenuta in sciopero della fame.

Un racconto-testimonianza il suo che rivela il pesante clima che si respira a Adel Abad, dove oltre al cibo di scarsa qualità, la mancanza di acqua calda per lavarsi, la ventilazione assente, si vive anche l’angoscia della vicinanza del patibolo e si odono i pesanti “respiri dei prigionieri del corridoio inferiore che vengono sottoposti a costante tortura”.