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di Alessandro Fioroni

Il Dubbio, 21 novembre 2023

Un dibattito ad alta tensione, durissimo quello che si è svolto ieri alla Knesset, il parlamento israeliano. Otzma Yehudit, Potere ebraico, il partito di estrema destra guidato dall’oltranzista ministro per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben- Gvir, che è una componente fondamentale del governo di Benjamin Netanyahu, ha avanzato alla commissione parlamentare un disegno di legge che prevede la pena di morte per terrorismo. Proposta arrivata sull’onda della strage compiuta da Hamas lo scorso 7 ottobre ma che è da molto tempo un cavallo di battaglia di Gvir: molti analisti israeliani individuano in questo radicalismo il segreto della sua ascesa rapidissima sulla scena politica nazionale in un paese già estremamente polarizzato.

La discussione di ieri mattina alla Knesset è stata molto aspra, a tratti drammatica, con i deputati dell’opposizione all’attacco e anche con alcuni distinguo all’interno della maggioranza come dimostrano alcune dichiarazioni più moderate di esponenti del Likud e il fatto che il dibattito continuerà nei prossimi giorni mentre la legge non sarà probabilmente approvata in tempi brevi. Contro il provvedimento anche i familiari dei 238 ostaggi ancora in mano ad Hamas e tenuti prigionieri, a quanto pare, in diversi siti della Striscia di Gaza.

Le famiglie delle persone detenute dal 7 ottobre hanno espresso con rabbia e grande emozione la loro preoccupazione che l’approvazione della legislazione possa mettere in pericolo la vita dei loro cari e far precipitare le compèlicate trattative per il rilascio. Contemporaneamente nell’aula scoppiavano tumulti e diversi legislatori dovevano essere scortati all’esterno.

In realta Ben-Gvir aveva gia dato fuoco alle polveri prima della discussione parlamentare attraverso X: “Oggi Potere Ebraico corregge un’ingiustizia storica e porta in discussione nel Comitato per la Sicurezza Nazionale, presieduto dal legislatore Tzvika Fogel, la legge sulla pena di morte per i terroristi presentata dal legislatore Limor Son Har Melech. Sono sicuro che la legge riceverà il sostegno di entrambi gli schieramenti”.

Cosi non è stato evidentemente, urla e schiamazzi hanno accompagnato la discussione che è presto degenerata. Il deputato del partito laburista israeliano Efrat Rayten è statp espulso dall’aula, mentre durissime sono state le dichiarazioni del rappresentante delle famiglie dei prigionieri in mano a Hams, Noam Dan: “Il dibattito sulla pena di morte per i terroristi è un attacco terroristico mentale, un attacco infiammabile che mette a rischio la vita dei bambini rapiti” aggiungendo che “la pena di morte è un argomento delicato che deve essere discusso in riunioni chiuse e in forum professionali”.

Ma lo scontro si è acceso quando il deputato di Potere Ebraico Almog Cohen ha scatenato una tempesta replicando alle famiglie che non hanno “un mandato sul dolore”. Troppo anche per i colleghi della maggioranza visto che il ministro dell’istruzione, in quota Likud, ha detto chiaramente che la legge non sarebbe stata approvata in queste settimane e che le scene di alta tensione in parlamento non erano necessarie. Stessa posizione di altri compagni di partito, tra cui il presidente della coalizione Ofir Katz, il quale ha chiuso il dibattito promettendo che la legge per il momento non sarebbe stata portata in plenum per essere votata.

Difficile capire se quanto successo alla Knesset possa avere qualche riflesso sul conflitto in corso ma è chiaro che in un momento così delicato Israele non mostra un atteggiamento compatto e moltiplica i conflitti al suo interno, la debolezza politica di Netanyahu è ormai conclamata così come quella del suo esecutivo nazionalista che si tiene in piedi “grazie” alla guerra contro il movimento islamista palestinese.

Il sospetto è che con la sua mossa Gvir stia preparando già un dopo conflitto, tentando di acquisire ancora più potere presentando il conto finale a Bibi. Rimane da vedere la tenuta dell’opposizione in questo de capitanata dall’ex primo ministro Yair Lapid il quale gioca la carta dell’unità nazionale e della responsabilità: “Non c’è limite all’ottusità e alla mancanza di vergogna dei membri della coalizione di governo. Le famiglie degli ostaggi stanno gridando il loro dolore che è lo stesso dolore di un’intera nazione”.