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di Massimiliano Saggese

Il Giorno, 11 agosto 2024

Al momento in Italia sono 21 le donne che stanno affrontando la pena in queste strutture. Polemica sul nuovo decreto carceri diventato legge che rende facoltativo il rinvio della pena. Oltre il cancello spuntano i giochi. Dentro, sulle pareti colorate, tanti disegni. Ma ci sono cancellate tutt’attorno, nella “terra di mezzo” che si cerca di rendere sempre più simile a una casa per addolcire quello che è un luogo di detenzione: è l’Icam, Istituto a custodia attenuata per madri detenute in via Macedonio Melloni, il primo in Italia (e in tutto sono quattro), parte del polo penitenziario di San Vittore. È in un edificio a sé, con camere ampie e spazi comuni. Adesso ospita otto donne che stanno scontando una pena, con accanto i loro bimbi (dai nascituri fino a piccoli che frequentano le elementari).

Quante sono, le ospiti dell’Icam in Italia? Attualmente 21, con 24 figli detenuti nelle stesse strutture. Tante donne straniere, tra i 25 e i 45 anni, che spesso hanno un passato di maltrattamenti in famiglia. Alcune di loro sono analfabete e con bimbi molto piccoli, ma negli ultimi anni sono molto più determinate ad affrontare i percorsi di rieducazione. È emerso nei giorni scorsi, dalle voci di volontari di associazioni ed addetti ai lavori. Per esempio Andrea Tollis, direttore dell’associazione milanese “Ciao” (che accoglie e sostiene mamme e bambini in detenzione o in situazione di fragilità, attraverso la gestione di una casa famiglia protetta) ha evidenziato che “si tratta spesso di donne che, al di là dei reati commessi e per i quali scontano la pena, hanno alle spalle sindromi di stress post traumatico, proprio per le violenze e i maltrattamenti che molte di loro subiscono”. Negli Icam inizia un percorso di crescita personale che prosegue nelle case famiglia soprattutto nella relazione con il proprio figlio: vanno a prendere i loro bimbi a scuola, li portano a fare passeggiate oppure a giocare al parco e si cimentano in laboratori, condividono spazi abitativi con altre donne nelle stesse condizioni. Alcune di loro non sanno leggere né scrivere e si ritrovano come tra i banchi di scuola. Spiegare ai bimbi perché sono lì non è mai facile, e anche per questo c’è sempre bisogno del supporto di psicologi ed educatori.

Nel decreto carceri, ora legge, tra le norme è previsto di rendere facoltativo l’obbligo di rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l’anno. In Parlamento il clima si è infuocato durante l’approvazione nei giorni scorsi. Ospite su La7, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato Licia Ronzulli, sull’argomento ha commentato: “Queste donne sono indirizzate negli Icam, che non sono un carcere. Parliamo di una comunità protetta dove madre e figli possono stare insieme. I bambini non devono pagare per gli errori dei genitori. Un bambino di pochi mesi non deve stare in un carcere perché viene meno lo sviluppo cognitivo e anche fisico. Detto questo, qualcosa bisognerà fare per evitare che le organizzazioni utilizzino le madri per continuare a delinquere”.