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di Emanuele Bonini

La Stampa, 28 giugno 2023

Un’età media di 42 anni, il maggior numero di ultracinquantenni (15.255, il 28% del totale in carcere), e la quota più alta in termini assoluti di over 65 dietro le sbarre (2.540, pari al 4,7% del totale). L’Italia ha i detenuti più anziani di tutta l’Unione europea. Un’età media di 42 anni, il maggior numero di ultracinquantenni (15.255, il 28% del totale in carcere), e la quota più alta in termini assoluti di over 65 dietro le sbarre (2.540, pari al 4,7% del totale).

Non solo. La popolazione carceraria non diminuisce, addirittura cresce dello 0,3% tra il 2021 e il 2022, e di conseguenza problemi e criticità del sistema Paese non scompaiono, a partire dal sovraffollamento. Si contano, in media, 107 persone per posti letto disponibili, evidenzia il rapporto annuale 2022 del Consiglio d’Europa, che accende ancora una volta i riflettori su un fenomeno per nulla nuovo. Dati alla mano, quello italiano “è tra i Paesi con il più grave sovraffollamento”.

Del resto non potrebbe essere altrimenti. Uno dei rilievi dell’organismo di Strasburgo per la promozione di democrazia e diritti, non può fare a meno di ricordare come la capacità carceraria tricolore si basa sui dispositivi di un decreto ministeriale del 1975. Un sistema che appare se non obsoleto comunque da rivedere.

Va tenuto conto però di una specificità tutta italiana che spiega il perché di certi numeri. Uno su tutti, quello degli anziani. “In Italia, una parte significativa dei detenuti di età pari o superiore a 65 anni sono ex boss mafiosi condannati all’ergastolo”, rileva il Consiglio d’Europa. Con loro, presumibilmente, anche affiliati, visto che il grosso della popolazione carceraria è rappresentata da condannati per reati di droga (31,6%), business in cui la criminalità organizzata è da sempre molto attiva.

A questo si aggiunge un altro problema strutturale, quello dei tempi della giustizia. Dei 54.372 detenuti censiti a fine gennaio 2022, si calcola che il 30% non stia scontando una pena definitiva e resti in cella in attesa di giudizio di terzo grado. Questo fa sì che il soggiorno nelle case circondariali sia tra i più lunghi. In media vi si resta 18 mesi, prima di sapere se si otterrà la scarcerazione o il prolungamento per decisione d’aula di tribunale. Tra sistema della giustizia e sistema carcerario c’è dunque del lavoro da fare. Anche perché svuotare le carceri potrebbe comportare anche benefici in termini economici. All’Italia ogni singolo detenuto costa, al giorno, 152 euro. Alla fine del 2021 il sovraffollamento delle carceri è costato all’Italia tre miliardi di euro.