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di Pierpaolo La Rosa

Il Tempo, 23 maggio 2022

Parla Irene Testa, tesoriere del Partito Radicale: “I cinque quesiti sono il primo passo”.

Perché votare sì ai referendum sulla giustizia il prossimo 12 giugno?

“Perché i cittadini sono esasperati a causa di una giustizia che produce spesso ingiustizia. Il senso più ampio dei cinque quesiti è quello di porre il Paese davanti ad un quesito simbolico più generale che sta alla base di tutto. I cittadini sono soddisfatti di come funziona la giustizia nel nostro Paese o desiderano cambiarla? Questi referendum non hanno certo l’ambizione di rivoluzionare il sistema giustizia, ma di incardinare un primo tassello che vuole essere l’inizio di un lungo percorso che ancora è da fare”.

Che cosa non va nella giustizia italiana, oggi?

“Tutto. Dalla lunghezza dei processi, che produce un numero spropositato di cause pendenti che giacciono nei tribunali per anni e anni e per le quali spesso interviene la prescrizione. All’abuso della misura cautelare nei confronti di cittadini che a volte, spesso, troppo spesso, si rivela una misura sbagliata, dato che circa la metà di chi viene messo in carcere viene poi assolto. Nel frattempo, però, si distruggono vite umane e si buttano sul lastrico tante famiglie costrette a dover fare i conti con gli enormi costi, anche economici, della giustizia italiana. Occorrerebbe una riforma radicale della giustizia a partire, intanto, dai cinque quesiti referendari per proseguire con l’introduzione della responsabilità civile dei magistrati e della separazione delle carriere, con l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale e lo stop ai magistrati fuori ruolo”.

Come valuta la riforma Cartabia che incrocia, diciamo così, i contenuti dei quesiti referendari?

“Credo, e non per colpa della ministra, che sia stata svuotata di contenuti. Tuttavia abbiamo molta fiducia nel lavoro della ministra Cartabia, molto meno invece nella possibilità di un accordo tra le forze di maggioranza”.

I referendum promossi da Partito radicale e Lega sono l’ultima occasione per riformare la giustizia?

“La riforma della giustizia è la madre di tutte le battaglie. Abbiamo scelto con la Lega di Matteo Salvini i temi più urgenti e necessari che la politica, a nostra valutazione, farebbe molta fatica a realizzare per via parlamentare. Non credo sia l’ultima occasione, ma certo sarebbe una grande occasione persa”.

Perché la giustizia italiana è così restia al rinnovamento?

“Perché si tratta ormai di lobby di poteri che si incrociano tra loro e dove uno vorrebbe prevalere sull’altro. Il potere giudiziario è indebolito da tempo, e la degenerazione di questa magistratura è ben spiegata nel racconto documentato nel libro di Sallusti “Il Sistema”. La magistratura vorrebbe dettare le leggi al Parlamento, anziché applicarle e amministrare la giustizia. Il Parlamento, non da oggi ma da Tangentopoli in poi, si piega al potere giudiziario perché ne ha paura. C’è inoltre la spinta inerziale degli interessi consolidati che non riescono a vedere che ci sarà un vantaggio anche per loro a trattare le pratiche come persone”.