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di Giuseppe Salvaggiulo

La Stampa, 24 aprile 2023

Lo sfogo della procuratrice Viglione: “Siamo i più derelitti d’Italia, maglia nera per distacco. Ho scritto mille volte a Roma, chissà se leggono: così i nostri cittadini diventano di serie B. “Gentile signor ministro, sono pubblico ministero da 36 anni e attualmente procuratore di Ivrea. Perdonerà se mi rivolgo direttamente a Lei, con modalità informale; lo faccio, mi creda, non per supponenza.

Le chiedo solo cinque minuti della Sua attenzione con la sincera speranza che possa capire e rimediare all’assurda situazione in cui si trova il mio ufficio, che non ha pari in Italia. Un contesto che avvilisce chi vi lavora, ma soprattutto rappresenta plasticamente l’inefficacia della Giustizia: ormai nel nostro circondario i cittadini hanno decisamente poche possibilità di ottenerla. Sono cittadini di serie B”.

Comincia così l’ultima “disperata segnalazione” di Gabriella Viglione, procuratore della Repubblica di Ivrea. Dal 2 novembre non ha avuto risposta, come tutte le precedenti. Seconda Procura piemontese con un territorio di 515 mila abitanti e 173 comuni, “Ivrea è vittima di un errore genetico”, spiega nella lettera al ministro Nordio. Nel 2013 sopravvisse all’estinzione dei micro-tribunali, ma con territorio triplicato a organico invariato. Un’indagine del Csm la colloca ultima per rapporto tra utenti e risorse umane.

Procuratore, che cosa significa?

“Che siamo la Procura più sfigata d’Italia. Maglia nera assoluta, e per distacco”.

Rispetto a chi?

“Faccio un esempio. Noi abbiamo 19 mila fascicoli pendenti, più di Firenze e Catania. E come Napoli, che ha 110 pm. Capisco che lì c’è l’antimafia, ma la sproporzione è evidente. A Ivrea siamo solo 9 pm, e per diverso tempo siamo rimasti in 3. I viceprocuratori sono 4 su 8 previsti. E il personale amministrativo, già sottodimensionato, vanta assenze del 40%, il doppio della media nazionale”.

Come mai?

“Siamo la Cenerentola d’Italia. Tutti lo sanno. Nessuno vuole venire a lavorare in queste condizioni. E chi c’è fa in modo di andarsene”.

Avete un dirigente amministrativo?

“Mai previsto. Invece il direttore amministrativo, inferiore ma pur importante, è previsto ma dal 2013 non è mai arrivato”.

Come ne risente il vostro lavoro?

“Siamo nell’impossibilità di lavorare. Non abbiamo un segretario per ogni magistrato, sono stata costretta a dare mansioni delicate - notifiche, intercettazioni - a personale senza formazione. C’è un addetto alla segreteria che ha competenze per l’Asl, non per un tribunale. A tenere aperto l’ufficio relazioni col pubblico sono i volontari dell’associazione carabinieri in congedo”.

Riuscite a fare le indagini?

“In Piemonte c’è una media di 500 fascicoli pendenti per ogni pm. A Ivrea 2.500. Una follia. Numeri umanamente non gestibili. C’è una collega che è arrivata ad avere 3.800 fascicoli. Nemmeno Superman!”.

Come vi regolate?

“Con l’unico segretario disponibile ho fatto una ricognizione per un progetto di smaltimento arretrato. Ho trovato reati iscritti nel 2014 e mai trattati. O fascicoli con indagini fatte e chiuse, ma mai notificate perché la segreteria non riesce a smaltirle”.

Che fa di questi fascicoli?

“Archivio per prescrizione. Anni di indagini inutili. Uno spreco di lavoro e denaro, un fallimento”.

E le nuove indagini?

“Ho fissato criteri di priorità: indagini con arrestati, richieste di misure cautelari, decessi, codice rosso, sicurezza sul lavoro”.

Il resto dopo?

“Il resto non si può fare”.

Tipo?

“I fascicoli per giudice di pace: lesioni tra vicini, infortuni stradali. Per chi è coinvolto non sono reati minori. Eppure sono stata costretta a sopprimere l’ufficio: li iscriviamo ma non siamo in grado di gestirli”.

Com’è la gestione quotidiana?

“Come svuotare il mare con una paletta. Normali esigenze per noi diventano un incubo. Se uno si ammala, non si riesce più a leggere e smistare la posta”.

Sono previsti rinforzi?

“Le rare volte che c’è un concorso, va regolarmente deserto. La gente sa in che tunnel si andrebbe a infilare”.

Com’è la situazione della polizia giudiziaria?

“La legge prevede almeno due unità per magistrato. Noi dovremmo averne 20, sono solo 8. Siamo fuorilegge, l’ha detto anche il procuratore generale inaugurando l’anno giudiziario”.

Per questo lei scrive a Roma?

“Noi scriviamo, alla grande! Mille volte, periodicamente. Ma loro chissà se leggono. A Roma non sanno neanche dov’è Ivrea. Figuriamoci Borgaro, Chivasso, Leinì”.

Che intende dire?

“Città con crimini apparentemente comuni. In realtà sono reati-spia. E infatti indagando si scopre dopo anni che c’è la ’ndrangheta. Ma chi le fa le indagini?”.

La gente si lamenta?

“Eccome. Raccolgo proteste ogni giorno. Cittadini che vedono fascicoli fermi per anni. Avvocati che invocano la trattazione dei processi. Il sindacato ha pubblicato un volantino intitolato “Una catastrofe annunciata”.

E lei?

“Crede che non li capisca, che non veda questa indegna denegata giustizia? Sono la prima a essere mortificata, avvilita”.