sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Lorenzo Zaccagnini

La Sentinella del Canavese, 4 febbraio 2024

“Si è appena concluso un buon anno, per il lavoro che siamo riusciti a fare e per le collaborazioni che siamo riusciti ad attivare”. Un bilancio positivo quello fornito da Armando Michelizza, presidente dell’Associazione volontari penitenziari Tino Beiletti che da più di 10 anni si occupa di assistere i detenuti del carcere eporediese, sia all’interno delle mura che nel loro percorso di reinserimento.

“Certamente è sempre meno di quello che sarebbe necessario per rendere il carcere uno strumento di sicurezza attraverso l’educazione - commenta Michelizza - ma è stato un anno che alimenta la speranza di poterlo migliorare. Il nostro scopo è quello di abbassare quel muro che divide la comunità dentro da quella fuori, e con il lavoro del 2023 crediamo di aver contribuito a far sperimentare momenti di avvicinamento”. Un obiettivo che l’associazione persegue attraverso diversi strumenti, come il teatro: “Assumere un ruolo, finalmente positivo, è una sensazione difficile da spiegare a chi non ha vissuto l’esperienza di sentirsi senza voce.

Tanto è il bisogno di prendere parola, che dal rappresentare un testo si è passati a una rappresentazione nella quale convivono un libro straordinario come quello di Elvio Fassone, “Fine pena: ora!”, con elaborazioni delle vicende personali dei detenuti. Quello a cui gli spettatori intervenuti lo scorso 2 dicembre per la rappresentazione hanno assistito è la testimonianza di come persone con vicende molto diverse siano tutte conquistabili da valori universali. Altri momenti di incontro sono stati quelli con gli studenti, in particolare una dozzina di alunni del Gramsci che come Pcto hanno aiutato le attività che svolgiamo all’interno del carcere. Abbiamo potuto conoscere meglio l’esperienza della comunità “La collina”, che da quasi trent’anni riconquista alla legalità le persone detenute, con un metodo che riduce la recidiva dal 70% del sistema ordinario al 4%. Infine continuiamo la redazione del periodico l’Alba, luogo di auto formazione per scrivere, confrontarsi e comunicare”.

Oltre ad attività e laboratori coi detenuti, l’associazione si occupa anche di attività quotidiane: “Una delle più faticose sono i colloqui, l’ascolto dei problemi dei detenuti, un bisogno per il quale ci si fa anche del male, attraverso atti di autolesionismo. Una parte dei suicidi in carcere sono l’esito di queste mal calcolate domande di ascolto rimaste senza risposta”.

Nonostante l’impegno dei volontari infatti, i problemi in carcere sono tutt’ora gravi. “Abbiamo registrato nuovi segnali di attenzione, anche ma non solo da parte dell’amministrazione eporediese. Restano problemi gravissimi, come quello della salute mentale o la cronica mancanza attività lavorative. Inoltre, nei primi giorni di questo nuovo anno è morto Andrea, di 47 anni appena. In carcere aveva saputo farsi apprezzare, non solo dai compagni di detenzione. Eppure finché in carcere ci saranno persone continueremo ad andarci. Se son rose avranno le spine, ma possono fiorire”.